Il “Caso Zurru” -non il primo per certe testate che, nel loro raccontare gli eventi sulle polemiche e proteste nonché procedimenti disciplinari mossi a carico di un post del Sociologo senza virgolette Marco Zurru su queste web-pagine, si dedicano a slalom giganti pur di evitare di scrivere il nome della nostra testata- è un caso che si può leggere come si vuole, ma oltre i suoi limiti di reale ed eventuale “sconcezza nella forma” e di “contenuto nella sostanza” non può e non deve andare.
Quei limiti stanno sempre tutti nella malafede di chi legge, che quando non è d’accordo può sempre ribattere o cambiare pagina, ma mai arrogarsi il diritto di censurare o tacciare nessuno. Di punirlo per le sue idee e punti di vista.
Stanno nella puerilità di chi corre da babbo, indignata, a riferirgli che “Marco dice le parolacce”.
Le dice per commentarne una più grossa, di parolaccia, che è quella della “bellezza in politica come quid in più”, ma questo non interessa alle spione cultrici dell’estetica estetistica, no, o forse interessa più nasconderlo, fare passare le parole, pesanti e davvero volgari, anche se forbite, di una donna che si appresta a governare una regione come il Veneto direttamente nel dimenticatoio, solo perché donna, candidata e quindi rappresentante di tutte le donne qualsiasi cosa dica o faccia? Non sarebbe meglio aspettare che la eleggano, prima?
Tant’è che alla spiata aggiungono pure aggettivi come “sessista” e qualcuna -che va a tutto gas perché il carburante, tanto, è gratis- dandogli pure del misogino e violento non virgolettati ma virgolettando il “sociologo”.
Oscure forze (della Natura?) si uniscono al coro ed un procedimento disciplinare dell’ateneo romba sulla pista di decollo della Facoltà, ma stranamente già volteggia nell’aria cupa di qualche redazione:
terza domanda.
Perché, un procedimento, anzi, l’annuncio di un procedimento disciplinare da parte di un Ateneo Universitario nei confronti di chicchessia, dovrebbe essere diramato, minacciato quasi, a mezzo stampa già prima di essere comunicato al diretto interessato?
Di domande, più di qualcuno se ne sta ponendo molte, seguendo gli epiloghi della vicenda.
Ci si chiede per esempio perché, una denuncia di presunta esondazione dall’etica professionale si debba vestire di una superiore mancanza di etica nella non concessione del diritto di difesa e di tranquillità, della privacy dell’imputato (non condannato) nell’eventuale attesa del verdetto?
Quarta ed ultima.
Marco Zurru, Sociologo senza virgolette, ha chiesto giustamente, prontamente e pubblicamente scusa per la forma utilizzata nel suo articolo, non per la sostanza, che resta tutta lì anche se continuamente elaborata da una potente chirurgia estetico/estetistica e coperta dalle grida degli “strilloni”.
Marco -ammesso e non concesso fossero dovute- le sue scuse le ha fatte. Chi invece ha in un colpo solo offeso migliaia di altre donne, donne che il tempo per l’estetista lo hanno speso e lo spendono per gli altri, non solo in politica e magari gratuitamente, che ha parimenti offeso chi quelle donne le ama e vuole bene per questo, non per le loro misure, che hanno dato a questo paese una dignità ed esempi illustrissimi senza bisogno di sfoderare i décolleté o i tacchi alti, le sue scuse le aspetteremo un bel pezzo?
Anzi, probabile che nessuno gliele chiederà mai.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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