Tutto ciò che un motociclista deve tenere ben a mente per guidare in sicurezza si può racchiudere in un solo elementare dogma: ricorda, l’ambiente che ti circonda cercherà sempre, in un modo o nell’altro, di ucciderti. Dopo due mesi di pratica, ormai, posso finalmente dire di essere consapevole di due semplici cose: 1) non so portare la moto; 2) le moto da strada non fanno per me.
Passare dalla guida di una vintage cromata, un “grande classico”, a quella di una moto sportiva e moderna, non è cosa da poco. Tutto cambia. Devi calcolare la percorrenza della curva, la posizione, la staccata, la frenata e chi più ne ha più ne metta. Cambia pure lo sguardo, l’abbigliamento e, non di meno, l’atteggiamento. È un po’ come passare dalla camminata alla John Wayne: spavalda, sbilanciata all’indietro, gambe larghe e rudi stivali in pelle ai piedi, alla posizione di Carl Lewis sulla linea di partenza: teso, concentrato e senza la possibilità di una minima distrazione. Non puoi nemmeno voltarti a guardare un bel culo a bordo strada che rischi di ritrovarti abbracciato ad un palo della luce. E poi, quando prima mi capitava di vedermi riflesso in qualche vetrina, la mia mente richiamava immagini come lunghe strade della California, la rebel generation, James Dean. Stamattina, invece, mi sono visto passare nello specchio della vetrata di un bar; ho pensato a Miss Piggy, la maialina del Muppet Show: sgraziata e sovrappeso che si muove goffa su tacchi a spillo. E poi piegare, spostare il baricentro, dare di gas…
No, non fa per me. Per me che fino a pochi mesi fa, l’unica cosa che piegassi era una camicia non stirata e “spostare il baricentro” credevo fosse una delicata operazione tecnico-urbanistica di decentramento della piazza principale della città della Puglia e “dare di gas” nient’altro che un misero tentativo di suicidio.
Ora mi ritrovo a vagare per le strade, timido ed insicuro, unico biker sorpassato da hippies in bicicletta e da anziane signore che mi suonano irritate. Singolare motociclista con giubbotto in pelle e occhiali scuri che non vola scapestrato e arrogante per le vie della città ma, al contrario, ringrazia con un infantile sorriso aperto chiunque gli lasci la precedenza mosso da senso di pietà. Io sono quella moto che incerta barcolla in curva, sono quello che viaggia lento in centro alla carreggiata, sono la freccia a destra dimenticata che lampeggia in eterno, sono la frenata improvvisa e senza motivo, sono il tizio che all’incrocio ti fissa negli occhi per ore, ti confonde, e ti getta nel dubbio: – Chi cazzo passa per primo? –
Sì, sono io il peggior incubo di ogni automobilista. Sono io l’evoluzione moderna dell’anziano con la panda. Sono io, sono il vecchio col cappello 2.0
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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