Quando lascia la palestra di ginnastica per rientrare a casa, poco dopo le sei della sera, Yara Gambirasio non può immaginare che quel 26 di novembre di cinque anni fa sarà il suo ultimo giorno di vita.
Quel giorno segna l’inizio di una vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso tutta l’Italia. La tredicenne di Brembate, infatti, scompare letteralmente nel nulla e gli inquirenti appaiono alle prese con un enigma difficilmente decifrabile. Dov’è finita Yara?
La cercano ovunque ma niente finché, il 26 febbraio, esattamente tre mesi dopo la scomparsa, un appassionato di aeromodellismo si imbatte in un cadavere mentre attraversa un campo aperto, a dieci chilometri da Brembate, evidentemente sfuggito alla massiccia attività di perlustrazione delle campagne.
L’episodio accende la luce della speranza su un’inchiesta che aveva subito imboccato la strada sbagliata, con il fermo di un ignaro muratore marocchino raggiunto e prelevato sulla nave diretta a Tangeri e poi risultato completamente estraneo ai fatti. Il ritrovamento del cadavere della piccola Yara consente agli inquirenti di avere qualcosa di serio su cui lavorare: un campione di dna. A chi appartiene quello trovato sugli indumenti della piccola ginnasta?
L’assassino potrebbe essere chiunque e ovunque. A Brembate parte uno screening di massa. A rivelarsi decisive sono invece le analisi sui frequentatori abituali di una discoteca che si trova a poca distanza dal punto in cui il cadavere di Yara è stato abbandonato. Tra migliaia di prelievi, uno desta l’attenzione degli investigatori. Il tizio in questione non c’entra niente con il delitto ma la traccia genetica porta al suo ceppo familiare. E, in particolare, a tale Giuseppe Guerinoni, di professione conducente di autobus, morto diversi anni prima.
Giuseppe Guerinoni è il padre del cosiddetto “Ignoto 1”, cioè di quello che si ritiene essere l’assassino di Yara Gambirasio. E qui la storia si ingarbuglia ulteriormente. Perché quel dna non è compatibile con i figli di Guerinoni. Quindi non sono stati loro. E allora chi è stato? Gli investigatori scavano nella vita del padre di “Ignoto 1”, anche in quella segreta. Arrivano così a una donna, Ester Arzuffi, con la quale Guerinoni aveva avuto una relazione.
Il dna di Ester Arzuffi è compatibile con quello di “Ignoto 1”. E’ lei la madre dell’assassino. Il figlio illegittimo è Massimo Giuseppe che di cognome fa Bossetti ma solo per l’anagrafe. In realtà, Massimo è figlio di Guerinoni. Il marito di Ester, Giuseppe Bossetti, scopre in un colpo solo di avere un figlio assassino e di non esserne il padre. Scoprirà, più tardi, di non essere il padre di un altro dei suoi figli, il terzo e che, stavolta, Guerinoni non c’entra.
Scriviamo questo articolo per la nostra “Agenda” mentre il processo è ancora in corso. Non sappiamo né vogliamo ipotizzare quale ne sarà l’epilogo. Di sicuro, questa inchiesta tanto rocambolesca e complessa ci insegna quanto la genetica sia orientata a prendere il posto dello schema classico delle inchieste. Senza il dna di “Ignoto 1”, probabilmente, Massimo Bossetti sarebbe ancora un muratore incensurato di mezza età, con un padre che non ha mai guidato un autobus in vita sua e forse (ma il condizionale è davvero d’obbligo) l’assassinio di una piccola ginnasta di Brembate sulla coscienza.
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