Massimo Ragnedda. Scappano dalle città in fiamme. Non sanno dove andare, perché dalla Striscia di Gaza non si può scappare: da una parte il mare, controllato dalla marina israeliana che bombarda senza sosta, dall’altra i muri che Israele ha costruito con i suoi carri armati che sputano fuoco. C’è un varco, al Sud, al confine con l’Egitto, ma è controllato dal regime egiziano. È una prigione la Striscia di Gaza. La più grande prigione a cielo aperto che esista sulla faccia della terra. Quasi 2 milioni di persone ammassate in questa grande prigione, con la più alta densità di popolazione al mondo. Famiglie che vivono in 10, spesso in 15 sotto lo stesso tetto. Tetti distrutti dalle bombe degli aerei israeliani. E con loro distrutte le vite di intere famiglie. Senza distinzione tra donne, bambini e militanti di Hamas. 8 su 10 erano civili innocenti, persone che volevano solo vivere. Ma a loro questo diritto è stato negato. Questa non è una guerra: è un genocidio. E bisogna avere il coraggio di dirlo. Senza per questo cadere nell’antisemitismo, ma senza il ricatto di questa accusa. Denunciare questo genocidio non significa essere antisemiti, ma semplicemente essere umani che guardano e vedono tanta, troppa sofferenza. E la denunciano a voce alta. Non denunciarla significa esserne complici.
In questa prigione sono già morte, negli ultimi giorni, più di 600 persone. In prevalenza donne e bambini. Shujayea, un sobborgo di Gaza, è stata completamente rasa al suolo. Non è rimasto quasi niente. Solo macerie, morte e tanto odio. Odio che si transformerà in vendetta, allontanando così i sogni di pace. Ieri Israele ha bombardato anche un ospedale distruggendo la sala operatoria (una delle pochissime a Gaza) e un intero reparto. Così come oggi è stata colpita la scuola dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. Non erano obiettivi militari, ma sono una punizione collettiva. Ed è contro questa punizione collettiva, proibita dalla Convenzione di Ginevra, che dobbiamo alzare la nostra voce. Non possiamo rimanere in silenzi dinanzi a questa mattanza.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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