Ho controllato lentamente le parole da mettermi per questa nuova giornata. Non è facile riuscire a trovare le soluzioni per tutti. Ho salutato la famiglia. Forse frettolosamente. Come frettolosamente leggo il giornale. A volte solo i titoli perché certe storie non mi interessano più, le sento lontane, sorpassate, non le sento mie. Ho messo in moto senza neppure sentire il rumore del motore. Non mi emoziono più neppure a guidare e distrattamente controllo la strada, le curve, le salite, la noia che mi assale. Poi lo smartphone, il nuovo giocattolo da manipolare: scorrere nella home di facebook, augurare a qualcuno buon compleanno. Augurarlo a gente che non si conosce. Così, perché vai dove ti porta la normalità. Quella che credi normalità, fatta di freddi silenzi luccicanti. Il lavoro, i colleghi, un altro sguardo a facebook, qualche mail in rapida lettura. Pausa pranzo. Stessa gente, stesse cose. Ma non ti lamenti. La fuori c’è gente che queste “solite cose” non le ha, non perché ha un atteggiamento snob. Semplicemente perché non le può avere. Noi scrutiamo questo orizzonte nodoso, fatto di parole e sospiri e ci infiliamo, tutti i giorni, in questo immenso foglio bianco da riempire con schizzi e discorsi. E con qualche scarabocchio. Solo allora mi fermo e rifletto. Solo allora provo a pitturare gli sguardi di nuovi colori. E’ un attimo. Mi chiedo: perché dobbiamo giocarcela tutti i giorni questa partita truccata, con arbitri falsi e disonesti, con guardie che sono ladri e viceversa, con silenzi e con ingiustizie? Mi dite per quale strano motivo sono qui a provare e riprovare, a battere e levare, a imprimere e nascondere? Semplicemente perché ci sono persone che ci osservano anche quando non le vediamo, perché i nostri gesti riempiono i vuoti di molti altri simili, perché un sorriso o un urlo rappresentano tutto ciò che il cuore non dice. Ma sente. E’ quel sentire che ci porta a girare pagina. Giorno dopo giorno. Attimo dopo attimo. Fino al prossimo impulso.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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