Oggi è arrivato a Olbia il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, per dire che non c’è stata nessuna vittima e che quindi l’obiettivo principale era stato raggiunto. Ha pure detto, il presidente, che la macchina della prevenzione ha funzionato bene e che il “Centro funzionale decentrato” (centro decentrato, sic) della protezione civile ha superato brillantemente il suo primo banco di prova. Vero pure questo. Può bastare? Non credo. Sarà che vivo qui ma sono rimasto male ad ascoltare dichiarazioni di viva soddisfazione e nemmeno una parola per le centinaia di persone che, per la seconda volta in due anni, hanno perso quello che avevano. Dunque il bilancio, al netto della pur legittima soddisfazione per ciò che ha funzionato meglio rispetto a due anni fa, va rovesciato. Nel senso che avrebbe dovuto mettere in primo piano i danni subiti dalla gente, magari con l’impegno a risarcire in tempi accettabili coloro che ne hanno diritto e poi, in buona sostanza, elencare i passi avanti (peraltro innegabili) fatti dalla macchina organizzativa regionale e comunale. Invece non è accaduto. Peccato.
Con Pigliaru, stasera a Olbia c’era pure il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. E’ venuto qui a dire che non ci saranno “mai più condoni” in Italia. Io avrei aggiunto: “almeno finchè il ministro sarò io”, visto che notoriamente l’argomento porta consensi in un Paese dove l’abusivismo è diffuso quasi quanto gli occhi a mandorla in Cina. Anche Galletti era tutto soddisfatto e pure lui si è dimenticato di spendere una parola buona per gli alluvionati di Baratta e Isticcadeddu, i due quartieri maggiormente colpiti. Accontentiamoci, dunque, dell’impegno preso sui soldi per finanziare il piano che dovrebbe mettere al sicuro questa città. E anche della sua risposta (“stiamo esaminando la questione”) alla domanda fatidica: perché i vincoli del patto di stabilità si applicaqno anche alle opere destinate a tutelare la pubblica incolumità? Perché i Comuni non possono spendere i soldi che hanno in cassa per realizzare opere di somma urgenza? Da notare che la risposta data da Galletti è uguale a quella fornita da Enrico Letta e dai vari ministri che, all’indomani della drammatica alluvione del 18 novembre 2013, sfilarono in passerella da queste parti, lanciando promesse che sapevano di non poter mantenere.
Quindi a questi alluvionati dell’alluvione senza vittime che gli si dice? Niente. Men che meno ci pensa il capo dipartimento della protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio (a Olbia è arrivato pure lui, oggi) che mira principalmente a difendere l’allerta meteo “rossa” del 27 settembre, quella finita nel mirino dei soliti sapientoni del web e di alcuni organi di stampa perché, effettivamente, quel giorno si poteva pure andare al mare. Ha detto, Curcio, che le precipitazioni ci sono state, quel giorno, ma in mare. Il fatto che si chiamino “previsioni”, d’altro canto, ha un senso. Si può pure sbagliare essendo al cospetto di una scienza inesatta. Curcio dice cose, a mio parere, giuste. Attenzione a non creare una sfiducia diffusa nel sistema. Anche perché l’alternativa sarebbe bagnare il dito con la saliva ed esporlo fuori dalla finestra oppure fidarsi di siti indipendenti che campano di allarmismo e catastrofismo e, incredibilmente, hanno più visite della pagina dell’Aeronautica militare. Questione di appeal? Personalmente preferisco l’affidabilità. Comunque anche Curcio non ha pensato a loro, gli alluvionati del primo ottobre.
Anche stavolta, qui, sono arrivati “quelli del giorno dopo”. Non avevano facce da funerale ma espressioni soddisfatte. Magari hanno ragione. Ma un pensiero, in fondo, avrebbero potuto dedicarlo alle vittime. Perché ci sono state anche stavolta le vittime. Gente che ha vissuto un’altra volta l’incubo, gente che sta ancora pagando la mobilia che galleggia nelle case, gente che con i soldi delle donazioni della Croce rossa per l’alluvione del 2013 (arrivati qualche giorno fa e non a tutti) ipotizzava di potersi sedere in veranda a bere un caffè, alzare gli occhi al cielo e pensare che, in fondo, il tempo dei sacrifici stava per finire, gente stanca di affrontare salite.
Sarebbe bastata una parola, almeno una parola. Invece, ve ne siete dimenticati. Peccato. Perché il resto, tutto sommato, andava pure bene.
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