Anche il disastroso incendio nella cattedrale parigina è diventato terreno di sfida per i contrabbandieri d’odio, com’era scontato. Qualcuno ha segnalato l’esultanza, sui siti di informazione araba, dei fondamentalisti islamici, felici nel vedere ridotto in fiamme un simbolo della cristianità. Altri hanno puntato l’indice contro i nazionalisti nostrani, a loro volta felici perché quel monumento di otto secoli devastato dalle fiamme è uno sberleffo a questi “antipatici e boriosi francesi”. E poi c’è chi è soddisfatto perché Notre-Dame sarebbe il simbolo dell’opulenza fuori luogo della Chiesa. Come al solito, se ne fa una questione di ideologie buone o cattive. Quando invece il problema sono gli estremisti di ogni tempo e identità, ma sarebbe meglio chiamarli invasati. Anche in questo caso ci viene in soccorso la storia, tanto invisa a chi vuole cristallizzare il mondo al presente per non far sapere in giro che tutto quel che vediamo è stato già visto dall’umanità che ci ha preceduti. L’odio distruttore contro Notre-Dame, molto prima che sui social network, ebbe modo di manifestarsi durante il secolo dei Lumi, nel settecento francese. Già, proprio durante la Rivoluzione Francese, al culmine di quella formidabile eruzione culturale che fu l’Illuminismo e da cui discendono concetti fondamentali della democrazia moderna, compresa la tolleranza (rileggere il famoso saggio di Voltaire, a questo proposito). Noi consideriamo la Rivoluzione francese l’atto costitutivo della moderna società occidentale, fondata sulla Ragione. Consideriamo questa eredità culturale l’anno zero di un nuovo mondo, più giusto e più bello. Ebbene, molti di quei rivoluzionari volevano la distruzione della cattedrale e molti altri tentarono e riuscirono a saccheggiarla, perché in essa vedevano il simbolo oscurantista della Chiesa e l’ombra della religione perpetuata nella Storia. Nel mezzo della Ragione, la rabbia più irragionevole. Nulla di nuovo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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