Con facebook siamo diventati tutti un po’ dottori in diverse materie: chi in ingegneria, chi in termodinamica, chi in architettura. La maggioranza dei laureati sul “campo” sembra aver scelto l’economia. Ho letto in questi giorni analisi davvero molto interessanti su come risolvere il problema del disavanzo pubblico del nostro paese e quelle analisi non superavano le dieci righe. Certo, a volte per comunicare un pensiero con chiarezza (e furbizia un po’guascona) basta una semplice parola: RUSPA e tutti sono in grado di comprendere; però quando poi le case sono crollate, i ponti distrutti grazie all’intervento della salvifica ruspa, le macerie rimangono ad ingombrare il terreno e nessuno ha intenzione di toglierle. Dico questo perché da qualche giorno si tenta di bloccare l’aliquota dell’Iva al 22% e il governo sta correndo ai ripari: sono congetture di altri? E’ la debolezza del nostro paese? E’ colpa del PD? Difficile capirlo ma mi limito ad alcuni semplici dati: L’IVA (imposta sul valore aggiunto) si applica agli scambi di merce ed è nata nel 1972. A quei tempi fu fissata al 12% e da subito quel termine venne associato a quello di “evasione”. Dai dati disponibili (2017) risulta che l’Iva è balzata al 22% ed è evasa dal 33% del gettito previsto, pari a 47,5 miliardi. Su questo campo siamo terribilmente ultimi in Europa. Inoltre, sempre secondo l’Istat, tra economia sommersa, illegale e criminale si raggiunge la somma di oltre 200 miliardi evasi. Su dieci lavoratori quasi quattro (3,5 il dato ufficiale) lavorano in nero. Un problema del genere dovrebbe far tremare i polsi al ministro dell’economia e delle finanze ma anche a quello del lavoro ed è davvero “minimalista” che si vada cercando quella gelida manina che ha inserito in una tabella un dato non in linea con la politica del governo. Tutto questo fa il paio con il corollario iniziale: con facebook siamo diventato tutti un po’ dottori e qualcuno di noi è finito in Parlamento. Mi concentrerei, da novello dottore, sul recupero delle somme evase, sempre che quelli che “dimenticano” di pagare le tasse non siano gli stessi che hanno votato chi con un tweet risolve tutto con disinvoltura. Se così fosse, pur non annoverandomi tra i dottori in economia, ho come una vaga impressione che i conti comincino a non tornare. Ma io, per fortuna, non ne capisco nulla.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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