Si possono scovare dei rari momenti di verità, in televisione. Rari, ma ci sono. Momenti in cui bastano poche parole per smascherare equilibrismi, ragionamenti distorti, vuoti od in malafede. Mi è sembrata di scorgerla, questa verità, in uno scambio di opinioni, sempre molto garbato, fra Michele Serra e Andrea Scanzi. Sul ring, da un lato: esponente della sinistra storica italiana, giornalista per L’Espresso ed autore della rubrica fortunatissima “l’Amaca”, scrittore e seguito opinionista. Dall’altro: giovane giornalista del Fatto Quotidiano, emergente, idealista e sfrontato quanto basta, di corrente non dichiarata, anzi, possiamo dire – riassumendo e semplificando – antigovernativa. Argomento: il ruolo degli intellettuali nella società. Il giovane Scanzi, ossequioso ed un po’ ingenuo, riconoscendo grandi doti a Serra in tempi passati, gli rimprovera una mancanza di incisività e di penna critica con il governo Renzi. Serra lo ascolta, tra il sornione e lo stupito, e gli risponde con pacatezza. Asserisce di essere un po’ stanco, che la politica non lo interessa più. Il giovinastro gli ribatte audace che forse il suo spirito di appartenenza mal interpretato oggi non gli consente di scrivere quelle memorabili pagine satiriche degli anni berlusconiani – beh, Scanzi, dai, erano meravigliose, e’ vero, però era un po’ come sparare sulla Croce Rossa! – e Serra risponde pronto che la sua storia e’ a sinistra, per tante ragioni che non sta a spiegare, soprattutto “linguistiche” (questa in verità non l’ho capita, forse era troppo sottile, una di quelle robe da intellettuali). E poi ancora Scanzi, impertinente, ma con un lampo di terrore negli occhi, gli ricorda il ruolo degli intellettuali nella società, a cui un Serra paziente ma sempre più stanco risponde come, sin da ragazzo, si fosse sempre sentito più a suo agio nell’essere fra tanti, e magari anche dalla parte del torto, che essere solo, ma avere ragione. Scanzi a quel punto sta per mettersi a piangere come un bambino che ha scoperto che Babbo Natale non esiste. Insiste sul senso di responsabilità degli intellettuali, il fatto che le loro opinioni (od omissioni) condizionano il pensiero di molti, orientano la loro capacità critica, di quei tanti che cercano un punto di riferimento o almeno un bandolo della matassa per tentare di interpretare la realtà così complessa. Serra, pacatamente – che così fa più male- gli sferra il colpo mortale: non crede nel ruolo degli intellettuali come avanguardie, non crede più alla politica, non crede più a niente. Sorride, dicendolo, e sembra se possibile ancor più stanco, mentre Scanzi cerca in studio una canna del gas. Serra vince per ko tecnico e per abbandono. La Gruber sorride soddisfatta. Ah! L’abbiamo detto, così la smettiamo di girarci intorno: questi sono gli intellettuali di oggi. Mettiamoci il cuore in pace. Certo, non c’è molto da stare allegri. Chissà cosa ne avrebbe pensato, uno a caso, Leonardo Sciascia, od un Pier Paolo Pasolini, che di linguistica se ne intendeva parecchio, e non l’ha mai considerata un intralcio al suo pensiero, ma anzi un raffinato ed indispensabile strumento dialettico. Chissà cosa ne avrebbero detto quei dodici professori che nel 1931, unici su 1200, si rifiutarono di firmare il giuramento di fedeltà al Duce, con grave nocumento delle proprie carriere universitarie e del benessere delle loro famiglie. Chissà se si sarebbero indignati, se avrebbero manifestato pubblicamente con forza il loro dissenso, se avrebbero indicato nell’indipendenza e nell’autonomia di pensiero l’essenzialità del ruolo che si sentivano degni di assumere, con i fatti e con le parole. Se infine avrebbero detto che il pensiero libero obbliga a delle responsabilità: fra tutte, quella di avere il coraggio di essere dissonanti. Chissà. Forse oggi, con i tempi che corrono, sorseggiando una tisana, avrebbero anche loro mestamente cambiato canale.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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