L’agenda di SardegnaBlogger mi ricorda con un bel pezzo di Giampaolo Cassitta la morte della dolce Marilyn. Quando se ne andò avevo undici anni, ero già quindi in grado di sognarla per la sua carica sensuale, ma chissà perché l’associavo a una confusa sensazione di bontà, di debolezza e di tanta dolcezza. Nebbioso sentimento che mi dura ancora e questa malinconica pietà è il motivo per il quale la morte di Marilyn coincise con l’ultima volta che andai a messa. Intendiamoci, a qualche cerimonia religiosa, come dire, obbligata, ho continuato ad andarci: qualche cresima, qualche funerale, qualche matrimonio compreso il mio; ma con la messa dell’abitudine, quella delle feste comandate, con la confessione e con la comunione, con la pratica della fede, insomma, e probabilmente con la fede stessa, tutto fini in quei giorni nella chiesa parrocchiale di un paese gallurese dove mi trovavo in vacanza con i miei. Accadde che il celebrante, un uomo che qualche anno fa alla sua morte venne descritto come un eroe missionario in partibus infidelium, durante la predica parlasse della morte di Marilyn Monroe. Disse che non capiva come si potesse compiangere una meretrice suicida.
E la ciliegia sul dolce, che non dimenticherò mai per la cervellotica perfidia, venne dedicata a chi aveva acconsentito che una simile donna venisse sepolta in un recinto benedetto: “Quel prete è anche lui un peccatore, se prete si può chiamare un protestante”. Io ero abituato ai preti un po’ paciosi di Santa Caterina, a Sassari. Dove se confessavo che Sylva Koscina in “Ercole e la regina di Lidia” mi aveva provocato un nuovo, strano e piacevole effetto, il confessore mi rispondeva: Vabbè, non mi interessa, ora dimmi i peccati veri: hai fatto male a qualcuno, hai provato invidia, hai fatto il fannullone? e via dicendo. Insomma, una visione della religione e della vita un po’ diversa da quella per me inedita del prete gallurese. Tanto che . E mia madre, preoccupata che per reazione mi allontanassi dalle pratiche religiose, mi consigliò di non rimettere più piede in chiesa fino a che fossimo stati lì: “Poi a Sassari ci penserai”. Troppo tardi, il disperato tentativo di mamma non andò a buon fine. E ora io non so se essere grato a quel prete per avermi aperto gli occhi o detestarlo per avermi privato di piccole consolazioni quali un banco di chiesa in penombra che ti accoglie quando ne hai bisogno, con un prete che sta ad ascoltarti senza romperti troppo le balle.Tutte cosette che qualche volta nella vita magari mi sarebbero servite e che non ho mai avuto.
Ciao, Marilyn. Chissà se è un caso che qualche anno dopo che tu mandasti affanculo Holllywood, i Kennedy e il mondo intero, io abbia conosciuto una che si chiama come te. E dopo quarant’anni stiamo ancora camminando insieme.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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