Alcuni anni fa la magistratura sequestrò una vasta area vergine nei pressi di Cannigione, nel Comune di Arzachena, delimitata tra la strada provinciale che porta alla frazione e lo stagno di Saloni. Quei terreni erano di proprietà della camorra. Vennero confiscati e, secondo la legge del 1996 proposta dall’associazione Libera di Don Ciotti, dovevano essere ceduti all’amministrazione comunale perché li destinasse ad usi di pubblica utilità. C’è un significato forte, in questo atto politico: restituire alle comunità quel che la malavita aveva loro sottratto per riciclare i suoi loschi traffici. Solo che sui terreni di Cannigione c’era un ipoteca del Banco di Sardegna, ovviamente deciso a farla valere. Comune e istituto di credito trovarono un accordo amichevole: al Comune la porzione non edificabile, alla banca il resto. E così ci spiegò l’allora sindaco di Arzachena, Pasquale Ragnedda, una decina d’anni fa, durante una conferenza stampa organizzata proprio in quelle tanche sequestrate, convocata per illustrare l’idea di un cimitero all’inglese, insomma una specie di parco monumentale. La scorsa settimana la vicenda è riemersa grazie ad un articolo de L’Unione Sarda, firmato da Andrea Busia. La proprietà dei terreni è passata interamente alla banca e, secondo quanto si legge nell’articolo, il Comune ha perso tutto. Sempre secondo il quotidiano, questo incredibile epilogo sarebbe avvenuto perché l’avvocato designato a rappresentare l’ente non ha ricevuto dallo stesso Comune le informazioni necessarie per far valere l’accordo. Nei giorni successivi ho monitorato la pagina Facebook dell’amministrazione comunale, in attesa di qualche precisazione. Non ce ne sono state. Sull’argomento è intervenuto nei giorni seguenti, sempre su L’Unione, l’assessore comunale all’Ambiente. Non per smentire, ma per assicurare che il Comune sta trattando col Banco per riesumare l’accordo. Insomma, la frittata è fatta e si cerca ora di salvare il salvabile, senza peraltro avere nulla di concreto in mano. Del caso, in realtà, ad Arzachena si è parlato pochissimo e nullo è stato il dibattito per un fatto che avrebbero meritato ben altri approfondimenti e verifiche. Che un Comune si lasci sfuggire un’area appartenuta ad una organizzazione criminale, che peraltro stava ottenendo gratis, credo sia fatto significativo. Significativo di quanto certi gesti fortemente simbolici vengano relegati a puri atti burocratici, di quanto poco appassionante per certi amministratori e per le comunità che rappresentano sia l’affermazione dello Stato sulla malavita. Nessuna richiesta di spiegazione e approfondimento è stata inoltrata, nessuno pare essere curioso di capire chi abbia sbagliato, se qualcuno ha sbagliato, e se il Comune abbia subito un danno erariale per superficialità o per altre ragioni. Vogliamo scommettere che se ci fossero stati metri cubi in ballo tutto sarebbe filato liscio e l’accordo formalizzato senza intoppi?
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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