SardegnaBlogger volentieri pubblica questo articolo di Mario Lubino, presidente della Compagnia Teatro Sassari.
La Compagnia Teatro Sassari compie quest’anno 40 anni , il suo debutto infatti avvenne il 14 ottobre del 1977 e da allora ha continuato incessantemente la sua attività, con uno scopo fondamentale : sognare l’utopia. Una comunità di teatranti per realizzare il sogno di creare un teatro. A celebrare l’anniversario non saremo solo noi soci fondatori Mario, Alessandra, Teresa ed Italo, mancheranno all’avvenimento Giampiero Cubeddu, prematuramente scomparso dieci anni fa, colui che più degli altri ha riunito intorno a se ribadito l’importanza che accomuna il lavoro degli attori e degli artigiani al compimento della scena; Gaetano Lubino, Nino Costa e Giovanni Enna , elementi preziosi che hanno contribuito alla crescita dello storico sodalizio. Parteciperanno anche all’anniversario tutti coloro che nell’arco della nostra lunga attività hanno lavorato e continuano la loro importante collaborazione con la Compagnia. Nella nostra quarantennale attività abbiamo prodotto ottantadue spettacoli e messo in scena oltre 3.000 spettacoli, sia in Sardegna , in Italia e all’estero. Registrato diversi lavori per la televisione, tre per la RAI, quattro per Videolina, uno per Sardegna Uno e 10 per Antenna 1. Nonchè due sceneggiati radiofonici sempre per la Rai,” Giovanni Tolu” e “Il tesoro degli Angioini”. Ma ciò che ci rende particolarmente orgogliosi è di essere stati i primi ad aver creato a Sassari e provincia un teatro popolare teso a tutelare, valorizzare, recuperare e promuovere la cultura dell’identità e l’autentica tradizione sassarese attraverso quel formidabile mezzo di comunicazione rappresentato dalla lingua. Il teatro nella variante linguistica sassarese d’altronde nacque con noi grazie ad una fortunata serie radiofonica ideata da Sergio Calvi e Giampiero Cubeddu “Giochiamo a fare il teatro” dell’allora nascente sede regionale della RAI. Noi fummo chiamati per registrare un classico della commedia sassarese “Farendi in Turritana” di Battista Ardau Cannas, il successo fu clamoroso. Formammo la compagnia e dopo circa un anno debuttammo con due atti unici di Giovanni Enna “Tziu Luiginu e li tempi nobi e Paj vinzì vi bò la sthumbadda”, ottenendo un successo immediato ed eclatante stabilendo il record di repliche con una partecipazione di pubblico eccezionale. Con” Farendi in Turritana” facemmo intere settimane di esaurito, a oggi le repliche sono 120. Il Civico conteneva allora 400 posti, ma per le spasmodiche richieste del pubblico che arrivava da tutta la provincia Olbia e La Maddalena incluse arrivammo a staccare 500 biglietti a rappresentazione, anche perché i biglietti si esaurivano nel giro di mezz’ora. Siamo orgogliosi della nostra attività di ricerca, che ci ha portato a riscoprire e diffondere l’antica tradizione delle gobbule(canti popolari augurali e di questua, spesso a contenuto satirico che si eseguivano tra Natale e Capodanno, l’Epifania e il carnevale). Grazie alle “gobbule” nacque la collaborazione con Leonardo Sole, uno dei massimi drammaturghi della storia del teatro sardo, che di quegli antichi canti fu lo scopritore insieme a Pietro Sassu. Leonardo scrisse un testo rivoluzionario per quegli anni, di rottura con la tradizione e ancora oggi bellissimo e attualissimo “Occi mei, occi toi”, il cui primo atto è composto da una lunghissima “gobbula”. La collaborazione con Sole ci ha consentito di confrontarci con drammaturgie più articolate, forti di una grande tradizione come quelle napoletane e siciliane per verificare la tenuta scenica della nostra lingua. Nei vari festival a cui abbiamo partecipato sia a Catania, Palermo, Corte e Bastia per citarne alcuni abbiamo sempre riscontrato favori di pubblico e di critica e di autori fra i più prestigiosi della nuova drammaturgia nazionale ed internazionale come Franco Scaldati, Enzo Moscato, Nino Romeo, Jacques Thiers Fusina etc; hanno scritto sulla compagnia critici autorevoli come Gastone Geron, Ugo Ronfani, Gianfranco Capitta, Cristina Nadotti, etc pubblicati su La Nuova Sardegna, L’unione sarda ,Il Giornale, Palcoscenico, Sipario, Histryo, etc etc Ma sperimentazione è anche il fortunato filone del teatro di piazza, nato dalla felice e geniale intuizione di Giampiero Cubeddu in cui si è utilizzato come palcoscenico gli scenari naturali dei vecchi patii del centro storico e delle viuzze adiacenti, spettacoli questi che hanno richiamato folle di persone. Ma il Teatro Sassari è anche teatralità rievocativa della nostra storia ambientata nei luoghi in cui questi avvenimenti si sono succeduti, come l’entrata trionfale di Angioj in città ricostruita secondo gli affreschi della sala “Sciuti” del palazzo della Provincia. Il matrimonio di Eleonora D’Arborea nel centro storico di Castelsardo, dove effettivamente avvenne lo sposalizio della Giudichessa con Brancaleone Doria, così come “Il martirio di Proto, Gianuario e Gavino”, nella versione sassarese “Andendi a Balai” di Leonardo Sole, ambientata nelle rovine romane del Palazzo di re Barbaro. Diretta dal regista Giampiero Cubeddu, fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2007. Oggi si avvale di registi di riconosciuto valore accademico quali Marco Spiga, Alfredo Ruscitto ed Emanuele Floris. L’ambito prevalente in cui si muove è quello regionale, con un forte radicamento nella realtà sassarese. E’ compagnia professionista, riconosciuta dalla Regione Autonoma della Sardegna ai sensi della articolo 56 della L.R. 1/90. Dal 1989 ha assunto la gestione del Teatro Olimpia di Porto Torres, oggi Teatro Comunale “Andrea Parodi”, struttura con 620 posti, creando il centro permanente per la diffusione del teatro di etnia e dove ogni anno organizza il Festival Etnia e Teatralità, giunto alla ventisettesima edizione, ospitando gruppi sardi, nazionali e internazionali, per un confronto fra le diverse culture. La variante linguistica utilizzata in prevalenza è il sassarese, quindi il logudorese.. Sin dalla sua nascita scopo precipuo della Compagnia Teatro Sassari è stata la scoperta, creazione, promozione e divulgazione di un teatro sardo che affondi le sue origini nella cultura, nella musica e nelle tradizioni sarde, senza perdere mai di vista il teatro tradizionale nazionale. Infatti l’attività istituzionale della Compagnia Teatro Sassari ha sempre seguito tre direttrici principali: 1. L’allestimento dei classici del teatro sassarese, Battista Ardau Cannas, Cesarino Mastino e contemporanei Elio Caria e Giovanni Enna; 2. Il rifacimento dei classici della tradizione italiana: “La Carandradda” da “La Calandria” del Bibbiena, “La Moscheta” e “I dialoghi” del Ruzante, “La Locandiera” di Goldoni, “Il frate” del Lasca, “In alto mare” di Mrozeck”, “Miseria e nobiltà” “Cori di mamma”, “Tuono di marzo” e “Tre pecore viziose” di Eduardo Scarpetta, “, nonché Eduardo de Filippo con “Uomo e Galantuomo e “Ogni anno punto e capo”, Pirandello con “Cece’”e “L’uomo dal fiore in bocca”, “L’uomo la bestia e la virtù”, Aldo Palazzeschi con “Sorelle Materassi”, Anton Cechov con “Domanda di matrimonio” “L’orso” e “Tragico suo malgrado,Antonio Petito con “Le statue semoventi” “Signor Sindaco affuttidinni” etc., i classici del vaudeville francese quali Feydeau con “Sarto per signora” e Hannequinn; 3. La ricerca con i lavori di Leonardo Sole “Occi mei, occi toi”, “Parauri”, “Lu viziu di Masthr’Antoni”, “Cumpari” , “Il grido dell’erba” “Giogli meu”, “Andendi a Balai”. Ultimi lavori portati in scena sono l’opera di Friedrich Durrenmatt “La visita della vecchia signora” (2009), per la regia di Marco Spiga, riduzione e traduzione a cura di Mario Lubino e Marco Spiga, “C’era un sacco di gente soprattutto giovani” (2011) di Umberto Simonetta, per la regia di Marco Spiga, “Tre limoni” e “Julia” (2012) di Cosimo Filigheddu, per la regia di Emanuele Floris, Il berretto a sonagli” (2013) di Luigi Pirandello, regia di Marco Spiga, “Il gatto prigioniero” (2014) di Cosimo Filigheddu, regia di Marco Spiga, “La gana di lu cuzineri” (2014) da “I casi sono due” di Armando Curcio, regia di Alfredo Ruscitto, “In ginocchio” (2015) di Leonardo Sole, regia Marco Spiga; “Cant’è mara la fammi” (2016) da “Miseria bella” e “Tre poveri in campagna” di Peppino de Filippo, regia di Alfredo Ruscitto; “La notte dello zimino” di Cosimo Filigheddu (2016), regia di Alfredo Ruscitto; “La verità” di Andrea Taffi” e Campioni del mondo” (2016) di Emanuele Floris, regia di Emanuele Floris; “La Pisana” (2017) di Cosimo Filigheddu, regia di Marco Spiga, “Quando il marito va a caccia” di Geoeges Feydeau, regia Alfredo Ruscitto (2017). Molti dei suddetti lavori sono stati anche rappresentati per le scuole medie e superiori. La nostra aspirazione oltre quella di tornare a Sassari per gestire una struttura stabile e quella di creare una scuola d’arte drammatica con un forte connotato etnico, perché vorremmo che questa bella, faticosa avventura continuasse per altri quarant’anni.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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