All’inizio era più semplice. Maledettamente e dannatamente più semplice. In regime di schiavitù una vita umana poteva essere comprata e venduta, un uomo, una donna, un bambino, potevano essere considerati e trattati come una qualsiasi merce in una transazione economica.
Poi no, non più. Arrivò il giudaismo e poi il cristianesimo e insieme a loro qualcosa che dalle nostre parti si chiama processo di “individualizzazione”, qualcosa dove il qualitativo schiacciava e allontanava il quantitativo, e l’unicità della vita umana prendeva il sopravvento sulle possibilità di farne mercato. La vita umana assumeva allora un valore assoluto, unico, e si sedimentava culturalmente una avversione decisa a fare della vita e della morte degli esseri umani oggetto di commercio e di relativa valutazione economica: liberum corpus nullam recipit aestimationem, dicevano i romani. E il danaro che trattava della vita e della morte delle persone era danaro sporco. Anche i contratti di successione: stipulationes odiosae e contra bonos mores, proprio perché investivano la morte di considerazioni finanziarie. E la faccenda avversiva è ancora presente, viva e vegeta, tra noi.
E’ che il problema della morte non è solo esclusiva pertinenza di chi abbandona il suolo terrestre verso lidi altri, qualsiasi nome ogni religione voglia attribuire all’aldilà. Il problema è, anche e soprattutto, di chi resta in vita, i suoi cari ancora con il cuore ben funzionante. La morte continua dunque a lasciare strascichi in chi al defunto era legato (e continua ad esserlo), e gli strascichi hanno il peso della sopravvivenza sostanziale e quotidiana, che costa, anche economicamente.
Fino alla fine dell’800, quando ancora il rurale pesava molto e molto più dell’urbano, ai vivi rimasti in vita pensavano i parenti stretti, quelli lontani, il vicinato e la Comunità. Poi molto meno, con l’urbanizzazione quei legami si allentano e le possibilità agricole rimaste in mano ai rimasti sono ormai materiale di memoria e molto meno materiale utile alla sopravvivenza.
Ed è in quel momento che si realizza qualcosa di prima impensabile: fare affari con la vita e con la morte delle persone. E’ in quel momento che nascono le Assicurazioni per la vita, strumento moderno di sostituzione delle cerchie strette di solidarietà comunitaria, razionale protezione finanziaria per vedove ed orfani. Così come poco prima nacquero altri imprenditori della morte, le pompe funebri, aziende specializzati in compiti prima gestiti “in house”, dalle famiglie.
Ma trattare economicamente con la vita e con la morte non è cosa semplice. Non lo è stato e non lo è ancora adesso. Quantificare la vita, e dunque insieme la morte, degli esseri umani ha trovato e trova ancora oggi resistenze ancorate ai fondamenti cristiano-giudaici dell’Occidente: la vita è di Dio e non del mercato. E dal mercato, come ricorda in modo inarrivabile Karl Polanyi, la società si difende in ciò che ha considerato di più prezioso e sacro. E giustamente si difende.
Se si scorre la storia del tentativo delle agenzie di assicurazioni di validare e legittimare l’assicurazione sulla vita delle persone si troveranno mille espedienti retorici compiuti dagli agenti porta a porta per evitare la contaminazione diretta ed esplicita del contratto con la dimensione economica dello stesso; mille tentativi per aggirare e superare perplessità, dubbi e paure che sapevano (e sanno) di magico da parte dei potenziali clienti: “se stipulo l’assicurazione richiamo la morte, la anticipo”; mille tentativi per rendere la firma di quel contratto il sigillo della bontà dello stipulante nella imperitura memoria dei discenti, il marchio del suo essere buono perché “provvidente e previdente” per chi rimane, e dunque “giusto” e dignitoso di una camera in un hotel chiamato Paradiso.
Ma nonostante tutti gli sforzi compiuti per rendere mercato ciò che prima era sacro, nonostante l’enorme estensione delle Assicurazioni come incredibili campioni di questo capitalismo contemporaneo, il problema rimane e non può che rimanere in piedi: la quantificazione economica di una vita e di una morte umana. E’ e (spero) sarà, giustamente, un problema irrisolvibile. Ma sarà sempre tra noi, ormai.
Nel caso di incidenti aerei e risarcimenti alle famiglie delle vittime, a nulla valgono i successi del mercato come la Convenzione di Montreal, quella decisione universalmente presa che fissa una soglia economica minima a ciò che è stata ridotta una vita umana: 139mila dollari. Ma è solo una “somma iniziale pagata alle vittime, che non equivale al risarcimento per danni da atti soggetti a responsabilità civile”. Insomma si può trattare e lo si può fare perché ogni morte e ogni morto, così come ogni vivo, è cosa diversa l’una dall’altra.
Ora, a distanza di poche ore dal disastro di Germanwings, è iniziato il balletto delle cifre: tutti, Compagnia aerea e Assicurazioni di cui l’azienda di Lufthansa è proprietaria giocheranno al ribasso. I legali dei rimasti al rialzo. In un tristissimo ma necessario confronto, in cui il volume dei dolori, emozioni, ricordi, sorrisi, pianti, abbracci… tutto ciò che di qualitativo e colorato racchiude una vita umana, sarà costretto in stretti corridoi che sanno di quantitativo.
Nessuno può giudicare di fronte a queste tragedie, di fronte ad alcuna tragedia. Si può solo osservare e magari ricordare ciò che si è letto in passato, quando certe frasi di granito tornano, come in questo caso, a galla, come bollicine d’aria nell’acqua: “Il denaro corruttore può anche redimere. I dollari possono sostituirsi alle preghiere”. Non ci credo, ma qualcuno cercherà di farlo credere ai rimasti, che siano i legali o chi avrà il peso della responsabilità della tragedia.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Io, Chiara e Francesco Nuti (di Giampaolo Cassitta)
La strana storia del Dr. Gachet. (di Giampaolo Cassitta)
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