Quanto bisogno c’è di Gino Strada in questa terra martoriata e gonfia di guerra e sassi? Quanto Gino ci vorrebbe davanti alle parole insulse di migliaia di talk show dove tutti crogiolano all’interno del proprio io senza mai minimamente pensare agli altri?Quanti Gino Strada sarebbero utili per salvare i bambini dell’Uganda, della Palestina, dello Yemen, dell’Ucraina, della Cambogia e dell’Afghanistan? Quante bende servirebbero a Gino per alleviare le ferite di tutte le bastarde ed infinite guerre in giro per questo strano pianeta dove tutti, come dice papa Francesco, pare abbiano scelto Caino?E quanti Caino salverebbe Ginetto Strada, medico sempre in emergenza nel suo complicatissimo orizzonte, lui non guardava mai il colore della pelle e non chiedeva davanti ad una ferita da che parte della barricata stava il proprietario del dolore. Per Gino strada era solo sangue da rimettere nelle vene e farlo pulsare, sangue per miscelare le vite di tutti, in un mondo dove Caino e Abele sorridono e si stringono la mano. Il mondo di Gino Strada, nato il 21 aprile 1948. Oggi avrebbe compiuto 74 anni. Quanto ci manca Gino Strada anche a chi lo bollò come un uomo dalle idee confuse, quando lui continuò a a dire con ferma schiettezza tutto il male per tutte le armi, quando provò a chinarsi a raccogliere tutti gli ultimi, a piangere davanti ai bambini martoriati e senza gambe, colpiti da armi non convenzionali. E sapete cosa direbbe il buon Ginetto Strada a questo proposito? “Di convenzionale conosco solo il rispetto per gli uomini, le armi sono sempre non convenzionali”. Ecco perché ci manca Gino Strada. Perché noi, invece, siamo impantanati in troppi discorsi e in infinite spiegazioni, sempre pronti a dividere il capello in quattro, otto, dodici, mille. Le guerre sono l’antitesi della civiltà. Questo direbbe Gino Strada, uno con le idee confuse. Grazie di essere passato da queste parti e, comunque, buon compleanno!
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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