Un pomeriggio d’inverno di quattordici anni fa, alla stazione marittima di Olbia, per la prima volta sentii nominare da un politico la “manina”, intesa come occulto strumento atto a modificare il corso della storia e gli equilibri istituzionali. Si era nel pieno della campagna elettorale per le regionali, anno 2004. Mauro Pili, candidato presidente per il centrodestra, si presentava quel giorno in Gallura per chiamare all’ultimo sforzo un elettorato tradizionalmente fedele alla sua parte. La sala convegni della stazione marittima di Olbia, negli ultimi decenni, è sempre stata il luogo delle grandi adunate e da quel pulpito sono passati i principali protagonisti della nostra storia politica nazionale. Io, taccuino in mano, ascoltavo Pili infilare uno slogan dopo l’altro. Ricordo soltanto, di quel lontano comizio, l’ovazione che sottolineò il suo ritratto degli ambientalisti: “Come le angurie: verdi fuori e rossi dentro”. Era una citazione, ma Pili la pronunciò con una tale forza teatrale da farla apparire come una sua estemporanea intuizione e la gente credette davvero fosse farina del suo sacco. Non ricordo chi sedesse accanto a lui, al tavolo della presidenza, ma ricordo con certezza che tra questi c’era il sindaco di Olbia Settimo Nizzi. Ad un certo punto Nizzi iniziò ad agitarsi. Rispose ad una chiamata, uscì dalla sala, vi rientrò qualche minuto dopo e strappò dalle mani di Pili il microfono per dare l’annuncio, gridandolo con tutta l’aria che aveva nei polmoni: “È arrivato il presidente Berlusconi!”. E Silvio entrò alla stazione marittima, tutto truccato ma senza cravatta, fece il giro del pubblico a stringere mani come fanno i campioni del wrestling, si assise al tavolo della presidenza e prese la parola, in un silenzio da liturgia solenne. Ricordo un unico brano di quel discorso. Pili doveva ricostruire la sua immagine dopo il sensazionale scivolone del 1999 quando, durante le sue dichiarazioni programmatiche da presidente della Regione, scambiò i Campidani per la Pianura Padana e il Gennargentu per le Alpi. Erano tempi in cui simili infortuni avevano ancora il potere di modificare il parere dell’elettorato, perciò Berlusconi ce la mise tutta per riabilitare il suo ex pupillo. E fu in quell’occasione che ricorse alla “manina”, spiegazione di ciò che non può essere spiegato. Insomma, Berlusconi sostenne che in quelle dichiarazioni programmatiche un infedele funzionario della Regione aveva subdolamente infilato le pagine copiate dalla relazione di Formigoni. Quel funzionario infedele rappresentava la vecchia e corrotta burocrazia che, nel disegno retorico di Berlusconi, Pili avrebbe dovuto sgretolare. E la vecchia e corrotta burocrazia così si vendicò, prima ancora che la pulizia di Pili potesse avere inizio, facendolo cadere alla primissima occasione. Io, cronista distaccato, osservavo le facce del pubblico e cercavo di intercettare i dialoghi appena bisbigliati, per non disturbare l’orazione del Cavaliere. “Ecco com’è andata!” “Ora è tutto chiaro!”. Gli avevano creduto. E tra quel pubblico c’erano anche molti professori di fine intelligenza, così come ce ne sono oggi che prendono per ingenui coloro che si fanno beffe della manina di Di Maio A quale funzionario infedele appartenesse la manina evocata da Berlusconi in quelle prime settimane del 2004 non si seppe mai. Però Pili quelle elezioni le perse.
Chissà se sapremo a chi appartenga la manina che, secondo Di Maio, ha modificato il decreto fiscale. Quel che sappiamo è che il leader dei Cinquestelle non ha inventato nulla, in termini di strategia politica. Berlusconi la manina l’aveva agitata molto tempo prima di lui.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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