Leopold von Sacher-Masoch? Macché, anche se si chiama “Venere in pelliccia” questo è Pirandello. Non un Pirandello scopiazzato, ma esplorato con strumenti moderni alla ricerca del suo incubo dal quale mai si risvegliò sull’identificazione – giù nel pozzo dell’inconscio – tra personaggi, interpreti e autori. Ricerca, appunto: “Sei personaggi in cerca di autore”, è ciò a cui pensi vedendo questo atto unico della Compagnia Baroni Rampanti che ha fatto da riuscita inaugurazione all’Astra di Sassari del Festival Etnia e Teatralità, atteso appuntamento annuale della compagnia Teatro Sassari.
Sei personaggi per Pirandello, ma qui è uno soltanto, un’aspirante attrice che si impone a una sorta di regista (“sono un adattatore, più che altro”), in un casting solitario per la scelta degli interpreti di un’opera che ha, questa sì, a che fare con Masoch. Sullo sfondo, certo, i temi crudi della dominazione psicologica e fisica veicolata dal sesso. Ma appaiono quasi banali, anche se a salvarli dalla totale insignificanza scaturisce ogni tanto un umorismo, anzi, un auto umorismo che ci porta a ridere di guinzagli e frustini. Tutt’altro che dozzinale è invece il tuffo gelido nell’abisso psicologico del teatro nel teatro, al quale ci porta l’aspirante alla parte – all’inizio sciocca, ignorante e maldestra – che a poco a poco, in un sapiente progresso di toni ed espressioni, rivela una conoscenza implausibile del personaggio di Masoch, sino ad assumerne in un gioco di rimandi, qualche volta addirittura terrorizzante, le complete sembianze psicologiche e assoggettando il suo esaminatore, ridotto infine a un pupazzo svuotato dello spirito, al quale toglie per sempre le iniziali sicurezze del suo solido ruolo professionale e della sua quieta vita privata.
Ci sono i temi della negazione stessa del teatro come rappresentazione, in questo continuo irrompere dell’immaginario nel reale del presente sino a confondere le due categorie in una unità onirica, ci sono gli spettri dell’inconscio dell’uomo, che l’improvviso materializzarsi della donna-padrona di Masoch estrae dal suo esaminatore, c’è la sottesa angoscia del ruolo della dominatrice, che spesso traspare nella magnifica recitazione della interprete, c’è il tema del doppio, il contrasto tra verità e finzione. Insomma, un magnifico pezzo di teatro ritagliato da Emanuela Bonetti, la regista di questo cammeo che mi ostino a definire modernamente pirandelliano. Mentre Martino Palmisano è l’adattatore del testo di Masoch: una totale riscrittura, più che un adattamento. Palmisano è anche il bravo interprete maschile; lei è Manila Barbati, straordinaria nella progressione dalla svampita aspirante a un ruolo nella commedia alla truce dominatrice e in tutti i passaggi intermedi.
Se la tematica viene qui definita forse abusivamente “pirandelliana”, il tono attoriale e la stessa scenografia non lo sono, sennò sarebbe stato un plagio non una intelligente citazione. La scenografia non è minimalista e cupa come nei “Personaggi” ma anzi evidente e particolareggiata, molto “teatrale” nel senso classico, zeppa di arredi nessuno dei quali risulta inutile nella accurata regia. E la recitazione dei due ottimi interpreti è quella moderna, incalzante, poco aulica ed efficacemente penetrante del dramma psicologico contemporaneo.Il pubblico ha mostrato di capire e ha tributato una festosa accoglienza.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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