Io una piccola storia con “cuore matto” ce l’ho per davvero ed è relativa ad una mia zia innamorata pazzamente di Little Tony. Il 30 marzo del 1967 quella canzone era prima in classifica e io avevo appena otto anni. A casa la radio era il contorno musicale delle giornate, anche se mia madre virava più per Gianni Morandi e Massimo Ranieri ed io con lei. Little Tony era considerato uno scapestrato, una sorte di attuale rapper o a volergli bene un Vasco Rossi di quei tempi. Non era, però, la stessa cosa di Adriano Celentano il quale navigava, già da allora, su altri binari. Mia zia, invece, stravedeva per Little Tony, per lei era l’unica ragione di vita e amava ricordare il Sanremo del 1961 dove lui cantò 24.000 baci con Celentano aggiudicando la palma del migliore interprete, sbagliando, al suo Little. Nel 1967 Sanremo (era già Sanremo) ospitava cantanti e canzoni tutte molto interessanti. La gara era serrata e al festival del 1967 cuore matto arrivò decima, dopo Claudio Villa, Annarita Spinaci, i Giganti e sorpassata anche da Antoine con la sua spiritosissima pietre. Però, come ricordava Dalla sempre in quel festival, “bisogna saper perdere” e Cuore matto diventò la hit per nove settimane consecutive. Mia zia urlò al telefono la sua gioia e mia madre abbozzò un lieve sorriso. Per lei, quell’anno avrebbe dovuto vincere Johnny Dorelli che insieme a Don Backy cantarono un vero e proprio capolavoro “L’immensità”. Arrivò nono, giusto una posizione prima di Little Tony e la sua indimenticabile “cuore matto”. Così mia madre mi guardò con aria contrita e mi rivelò l’ultima frase di mia zia: “bisogna saper perdere o, come Little Tony, saper sfruttare le sconfitte”. Forse da quell’anno avevo già deciso di stare molto bene dalla parte del torto. Grazie a mia zia e a Little Tony.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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