Il clima sulla Terra sta cambiando a una velocità allarmante. La temperatura media del pianeta, secondo IPCC (il gruppo di lavoro dell’ONU), è aumentata di circa ¾ di grado dagli inizi del ‘900 a oggi. Si prevede che aumenterà ancora, ma non è chiaro con quale velocità. La maggior parte degli indizi dice che la causa è il nostro sistema economico, dove il consumo più che un mezzo è IL fine. Probabilmente siamo già condannati e non riusciamo a vederlo. Anzi, siamo condannati perché non siamo riusciti a vedere, ad allargare l’immagine, a scendere nel dettaglio, a cambiare angolazione. Eravamo sia gli attori che i registi che il pubblico, e non ce ne siamo accorti. Quando dico “noi” intendo tutti quelli che stanno nella parte ricca e consumatrice del pianeta, tutti quelli che stanno sul web, tutti quelli che hanno una vaga idea di cosa sia successo negli ultimi 3000 anni. Gente che avrebbe tutti gli strumenti a disposizione e che decide di non pensarci. Gente che si commuove per un gatto abbandonato ma poi esulta se a maggio ci sono 40 gradi. In questi giorni abbiamo avuto l’ennesima occasione per riflettere, per cambiare lenti e angolazione, ma a giudicare da vari segnali, gli unici ad aver capito sono quelli meno compromessi, quelli nati dopo il 2000. Gli altri, noi, quelli a cui ogni tanto bisognerebbe togliere i social e mandarci a passeggiare, preferiscono concentrarsi su Rita Pavone e sull’intervista di uno che dice scemenze, usandola come esempio per screditare quello che è successo oggi. Sono passati 13 anni dalla prima uscita, in inglese, del libro di James Lovelock, The Revenge of Gaia, il libro più terrificante che abbia mai letto, tanto che vien voglia di rivalutare Rita Pavone. Revenge sta sia per “rivolta” che per “vendetta”. Gaia è, nella metafora proposta da Lovelock, la Vita che da quattro miliardi di anni avvolge la Terra, formando la biosfera. Gaia è una specie di immenso essere vivente capace di evolversi, ammalarsi, guarire, riammalarsi, morire. Gaia è ciò che connette, nel tempo e nello spazio, ogni cellula, ogni ameba, ogni quercia, ogni rosa, ognuna delle balene mai esistite, ogni essere umano. Lovelock traccia uno scenario spaventoso, analogo a quelli tracciati dai rapporti periodici dell’IPCC, invitando tutti a prendere atto dei cambiamenti climatici in corso, delle loro cause e soprattutto delle loro catastrofiche conseguenze. Il capitolo I, “Lo stato della Terra”, si apre con una citazione di Matteo: “Guide cieche, che filtrate il moscerino e bevete il cammello” (Mt, 23,24). Sembriamo noi, specie quelli che hanno studiato ma non capiscono lo stesso. Pensando a Greta Thunberg, alle cose evidentissime di cui parla, colpisce la sclerotica presunzione di chi, come il Giornale (ma è solo un esempio), preferisce puntare l’indice contro “chi c’è dietro”, trascurando ancora una volta ciò che abbiamo davanti. Quella ragazza sta dicendo le stesse cose che gli scienziati dell’ONU dicono da decenni. Ma il nostro culo pesante ci porta a difendere la Scienza solo davanti ai nostri display e solo se si parla di vaccini e, in fondo, delle nostre dettagliatissime sicurezze. Quando la cosa si fa torbida, quando l’Atmosfera abbatte 14 milioni di alberi tra Veneto e Trentino, ammazza persone in Sardegna e in Calabria, abbassa il livello dei laghi al Nord, costringe milioni di persone a spostarsi ma non abbiamo nessun bufalaro con cui prendercela, allora diventa più importante ragionare su chi ci può essere dietro Greta Thunberg. Oggi sono scesi in piazza, in tutto il mondo, i coetanei di Greta. Sono scesi in piazza, a manifestare, a contarsi, come abbiamo fatto noi alla loro età, anche se sembra passato inutilmente un tempo opaco e lunghissimo. Anche in Sardegna, anche a Olbia, raggiunta da studenti di tutta la Gallura. Da La Maddalena sono partiti in 5. Si sono svegliati nel cuore della notte, hanno preso il traghetto che partiva alle 6, mentre le raffiche di vento ancora superavano i 40 nodi. Non sono pochi, 5, anche perché hanno fatto la cosa giusta. Altri seguiranno, senza dubbio. E sono scesi in piazza con molte idee confuse e una chiarissima: interessa loro capire cosa potrà essere questo pianeta tra 50 anni, cosa che a noi (i loro genitori), ormai non interessa più. Il più illuminante in materia, per me resta Gregory Bateson. Intendo dire, in materia di cose che non è possibile vedere se non lavorando sui presupposti e sui “fini” dell’agire collettivo. Nel brano finale di Mente e Natura, in un dialogo con la figlia Mary Catherine, questa gli chiede: “Ma allora, perché scrivere questo libro?” Risposta: “Be’, in ciò vi è anche un po’ di orgoglio, il desiderio che se stiamo tutti marciando imperterriti verso il mare come tanti lemming, vi sia almeno un lemming che prenda appunti e dica: «Io ve l’avevo detto». Credere di poter arrestare la corsa verso il mare sarebbe una presunzione ancora più grande che dire: «Io ve l’avevo detto». Ecco, Greta in questo momento è, tra tutti i lemming, quello che potrebbe dire “Io ve l’avevo detto”. E anche i suoi coetanei possono dirlo, quelli di Milano, quelli di Olbia, quei 5 che all’alba hanno preso il traghetto da La Maddalena, hanno attraversato il vento e il mare e sono andati a fare la loro parte. Gli altri lemming siamo noi.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design