Dino Zoff compie oggi ottant’anni. Ed io l’ho conosciuto in Costa Smeralda. Ovviamente la storia va raccontata. Ecco come andarono le cose.La Costa Smeralda rappresentava una scelta – come molti giovani del periodo – per raccogliere un po’ di soldi. A me quei soldi servivano principalmente per due cose: iscrivermi all’Università e permettermi un “giradischi” meno infame del mio vecchio “Selezione”. Ai miei tempi il massimo era possedere lo stereo Piooner che costava, casse comprese, circa 500.000 lire.Arrivai a Baia Sardinia con una certa apprensione. Era il mio primo vero lavoro: bagnino in piscina 800.000 lire mance comprese. Quasi da non credere.Fu un anno memorabile. Era l’anno dei mondiali, quelli dell’Argentina dove Paolo Rossi cominciava a far capire che sarebbe diventato un campione del mondo. Era l’anno della morte di Aldo Moro, l’anno di Pertini presidente, l’anno in cui incontrai il portiere prossimo campione del mondo: Dino Zoff. Nel mio albergo c’erano già Pruzzo e Castagner, allora allenatore del Perugia, amante delle immersioni e grandissimo ammiratore della Sardegna. Arrivava in piscina solo la sera. Salutava, sempre cortese e si beveva un’aranciata fredda. Però con Dino Zoff la cosa era ben diversa. Il capo bagnino, Salvatore, continuava a ricordarmi: “Zoff vuole le sdraio sul lato del tramonto, mi raccomando”. Le voleva di taglio, proprio di fronte al sole che calava dietro la piscina. Provavo tutti i giorni la sistemazione migliore fino a quanto Salvatore, sdraiandosi e attendendo l’ultimo sole che spariva disse: “Anda bè, chistu è lu locu justu”.Zoff si presentò a metà luglio, di pomeriggio, con la sua signora. Chiese la sdraio e subito lo accompagnai nel luogo deciso da giorni. Non disse niente, d’altronde Zoff non è mai stato uomo di molte parole. Lo osservavo, volevo capire perché aveva scelto proprio quel luogo e, prima o poi glielo avrei chiesto. L’Italia era giunta quarta a quei mondiali e su Zoff pesavano quei tiri da lontano scagliati prima dagli olandesi e successivamente nella finale per il terzo e quarto posto, persa 2 a 1 con il Brasile che ci punì prima con Nelinho e poi con un tiro potente da fuori area di Dirceu. Zoff era per molti un portiere finito. Prima che il sole tramontasse del tutto, mi avvicinai a Zoff e gli chiesi: “Scusi, posso domandargli perché ha scelto la sdraio davanti al sole che tramonta?”. “Non è un vezzo, vengo in questo albergo da quattro anni e scelgo sempre questo luogo. Forse un’abitudine”. Allora aggiunsi velocemente: “Ah, perché in albergo tutti pensano che a furia di guardare il sole della Sardegna è stato abbagliato e non ha visto partire quei tiri da lontano”. Sorrise. Davvero. E aggiunse: “Ma va là, vedrà che questo sole mi porterà fortuna. Fra quattro anni faremo meglio. Promesso”.E Zoff, dopo quattro anni alzò, da capitano, la coppa del mondo di calcio. L’anno di Pertini, di Zoff e della Costa Smeralda fu un anno indimenticabile. A settembre riuscii a comprare il mio Piooner con grandissime casse e amplificatore. Ci feci girare, subito un bellissimo e immenso LP: “Amerigo”, di Francesco Guccini. Perché a quei tempi portavo ancora un eskimo addosso e nei miei vent’anni ero stupido davvero, quante balle avevo in testa a quell’età. Auguri Dino Zoff, immenso giocatore, grandissimo signore.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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