Apprendo della prematura scomparsa di Liberi&Uguali. Il partito che più a sinistra non si poteva, con la più alta concentrazione di sinistra mai vista nella storia, fondato lo scorso anno da Pietro Grasso e da un gruppo di fuoriusciti dal Partito Democratico. Ho sempre pensato che calcio e politica abbiano più affinità di quanto si possa pensare. Infatti la morte di Leu mi ha restituito alla memoria la scena di una partita della nazionale vista in compagnia, un paio d’anni fa. Campionati europei, Italia-Germania. Vedo il match seduto a tavola con un gruppo di amici e conoscenti, all’aperto. È una gara tirata, giocata sul filo dei nervi, un duello in cui ogni mossa è calibrata con la massima attenzione. Esultiamo, tratteniamo il fiato, imprechiamo tutti assieme. Tranne uno dei convitati, le cui reazioni sono diametralmente opposte alle nostre. Quando noi sospiriamo di sollievo per un pericolo scampato, lui bestemmia. Quando noi smadonniamo per un’occasione mancata, lui se ne compiace. Eppure è cittadino italiano come noi, mica crucco (durante una partita di calcio, i tedeschi diventano crucchi). Poi l’Italia perde ai calci di rigore. Noi siamo avviliti, lui invece è raggiante e libera una soddisfazione incontenibile. Confiderà il perché del suo comportamento qualche minuto dopo il triplice e funesto fischio. Lui è di sinistra, ma così di sinistra da aver paura che una vittoria dell’Italia potesse rafforzare il governo in carica. E qual era il governo in carica? Quello di Matteo Renzi. Lui è di sinistra e non poteva sopportare che Matteo Renzi potesse essere considerato il leader di quell’area politica. Meglio che l’Italia perdesse, in modo che la sconfitta danneggiasse anche Renzi. Così ha vinto la Germania e, due anni dopo, Di Maio e Salvini. Se ci pensate, è stato più o meno lo stesso ragionamento che ha determinato la nascita di Liberi&Uguali: anziché far vincere il Partito Democratico, fondiamo un nuovo partito e spezziamo le reni a Renzi. Obbiettivo pienamente centrato e pazienza se è stata una missione kamikaze: l’ammiraglia del Pd è stata affondata e Renzi è disperso tra i flutti, anche se a costo del sacrificio fatale della stessa Liberi&Uguali, disintegrata nello scontro fratricida. Nel frattempo, Salvini e Di Maio governano indisturbati e della sinistra non resta traccia.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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