Il 28 marzo, a Cagliari, presso la ex Manifattura Tabacchi si è tenuto l’importante convegno “Punti di frontiera. I saperi tradizionali tra memoria, progetto e sviluppo in Sardegna” a organizzato e coordinato in maniera eccellente da Sardegna Ricerche e dall’Associazione Cartabianca. Tra i relatori, oltre ad importanti nomi, esperti in tutela del marchio e della proprietà intellettuale come Lauso Zagato, Simona Pinton, Fiona MacMillan ed Emanuele Montelione, Federica Vacca, Robert Carzedda di Terrapintada, i fratelli Bruno di BAM, Pino Demelas dell’azienda artigianale tessile Mariantonia Urru, Stefania Bandinu, i ragazzi di Pretziada, le designers Annalisa Cocco e Monica Scanu ed infine, il sottoscritto. E’ stato, a mio avviso, un incontro importantissimo, dal quale è emersa una forte determinazione a raccontare e descrivere la Sardegna, senza retorica, attraverso le molteplici forme dell’Artigianato Isolano. Punti di partenza sono state le diverse esperienze e le diverse formazioni culturali e tecniche che ognuno di noi ha riportato, accompagnate dallo stesso obiettivo di innovazione, sempre identitaria, e di propagazione della memoria culturale del saper fare e del saper raccontare l’Artigianato sardo creando una rete di punti cardinali dalla quale estrarre le emozioni partecipative di collaborazione tra gli stessi artigiani, tra artigiani e designers, antropologi, economisti e sociologi da diffondere e potenziare economicamente verso nuovi mercati internazionali. Avrei voluto raccontare altro, ma per giusti motivi di tempo non sono riuscito a farlo. Lo faccio qui Ho raccontato la mia esperienza, nel progettare e allestire, per sette anni consecutivi, le due maggiori manifestazioni espositive di Artigianato sardo, Mogoro e Samugheo. Avendo la fortuna di conoscere i maggiori artigiani dell’Isola confrontandomi con loro e arricchendo così il mio personale background culturale. Negli anni ho progettato e realizzato, con alcuni di essi, oggetti funzionali, dedicati all’interior design e all’arredamento in generale. Abbiamo partecipato insieme a TechnolegnoPlus di Vincenzo e Luigi Casu (Mogoro), e Artigianato & Design di Pietro Fois (Nuoro) – autofinanziadoci – a diversi eventi legati al design autoprodotto, arrivando ad esporre rispettivamente: la sedia Dmogoro Chair presso l’Istituto Italiano di Cultura a Vienna e la seduta Lana&Legno all’interno dell’Istituto Italiano di Cultura a Budapest. Il Punto di Frontiera per me è stato questo: l’incontro tra progettista e artigiano. Un punto di partenza, come in un immenso HUB, sempre in costante evoluzione, con partenze e arrivi, per la rivitalizzazione di un’identità, di una tradizione della memoria da considerarsi mutante. Il Punto di Frontiera è stato quindi la volontà nel cercare, con positività, linguaggi nuovi di unione tra più campi di ricerca e sperimentazione. L’Artigianato sardo, mai come in questi ultimi anni, sta ritemprando, grazie ad artigiani che investono in ricerca e studi, la propria identità, o meglio, sta recuperando un’identità smarrita e congelata da decenni tra concetti desueti e luoghi comuni. E’ stato bistrattato nell’accezione negativa di “folk”, mortificato da esposizioni, sagre e segni che ne hanno spesso banalizzato la sua vera e autentica immagine. La gestione “politica” del marchio ISOLA ne è stato un esempio clamoroso. Dopo decenni di sprechi e cattive gestioni, si è passati alla chiusura drastica di un Ente che avrebbe dovuto gestire la qualità e la sostanza dell’Artigianato sardo. Negli ultimi anni siamo arrivati ad assistere ad estremi tentativi promozionali di recupero, di rilancio e lettura di un’immagine dignitosa attraverso le vetrine on-line dell’Artigianato sardo e attraverso le promozioni (alcune volte discutibili) all’interno di spazi di partenza e di arrivo di migliaia di persone come gli aeroporti sardi. Due anni orsono circa partecipai, con il sindaco di Mogoro Sandro Broccia e il sindaco di Samugheo Antonello Demelas, sostenuti dall’allora assessore Morandi, alla stesura di una bozza di idea-progetto – purtroppo mai andato in porto – nel quale si strutturava un calendario di eventi espositivi legati all’Artigianato sardo, con uno sguardo rivolto all’intero bacino del Mediterraneo (luogo di frontiere e scambi storici), da attivare all’interno del territorio regionale durante tutto l’arco dell’anno, da Sassari a Olbia, Nuoro, Oristano, Mogoro, Samugheo, Cagliari ecc. Era sottintesa l’intenzione di fare rete, tra comuni, per rendere attivo e potenziare, anche turisticamente, il territorio esaltandone le proprie tradizioni ed intrecciandole perfettamente con i mestieri dell’Artigianato sardo. Spero che le Istituzioni che verranno abbiano la lungimiranza di investire risorse e spazi sul patrimonio che gli artigiani posseggono, la memoria e la capacità di interpretare la materia, affinché, visti i dati statistici terrificanti, le aziende artigianali ancora attive possano continuare la loro attività. Ma spero soprattutto che vengano create nuove opportunità di apprendistato per i giovani, sia nelle scuole d’arte (sempre più in ombra dopo un glorioso passato di formazione artistica e stravolto dalle riforme scolastiche), che nei laboratori artigianali. Ho percepito davvero la ricerca di una nuova aria di rigenerazione artigianale, le parole degli artigiani e degli studiosi convenuti, sono state cariche di sereno ottimismo: leggevo, nei racconti, la partecipazione concreta alla creazione di un innovativo Artigianato legato alla Sardegna, alla sua memoria e alla sua matericità, proiettato di buon grado verso nuove aree di mercato internazionali.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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