C’è una ragazzina in minigonna che siede su un muretto a secco con le gambe accavallate, ai margini della statale, poco fuori dal mio paese. L’ho intravista qualche volta senza pormi nessuna domanda, da quelle parti c’è la fermata e credo di aver pensato che stesse aspettando il pullman. Ho scoperto pochi giorni che è una prostituta. Pare non sia l’unica, perché altre giovanissime donne si apposterebbero nei paraggi. Un’altra l’ho vista un paio di giorni fa. Molto appariscente, vestita di rosso, camminava attorno alla rotatoria stradale che rallenta il traffico in quella zona. In un paese piccolo come il mio, sapere di donne che battono il marciapiede è una cosa che desta una certa sensazione. Quando eravamo ragazzi, si ridacchiava di certi scapoli (e non solo) abituati a passare la notte del sabato a Olbia, per caricare le puttane di strada che passeggiavano numerose in via Genova. Esisteva tutta una letteratura orale su quegli incontri, con dettagli sui negoziati preliminari e gli inconvenienti che spesso ne seguivano. Olbia era per noi una città e in una città era normale trovare donne in vendita, in un piccolo centro non era invece concepibile. Destava scandalo. In realtà, un’altra volta ci fu un traffico di sudamericane in paese. Sarà stato una ventina d’anni fa e il posto di lavoro era lo stesso tratto di statale tornato in uso oggi per il medesimo commercio. Una volta me ne ritrovai una in braccio (so che malignerete, ma è andata proprio come ve la racconto): andando a giocare una partita di calcetto mi ero fermato allo stop, allora non c’era la rotatoria, quando vidi e sentii lo sportello della mia A112 aprirsi. Era una notte d’inverno e la strada era buia. Ebbi seduta sulle ginocchia una ragazzina mora dai capelli biondo platino. Di lei ricordo la minigonna leopardata e che rideva sguaiatamente, forse ubriaca o drogata. La cacciai dall’auto e andai a giocare la mia partita. Nel giro di poche settimane le donne sparirono e non se ne seppe più nulla. Oggi sono tornate. Io l’ho saputo dal chiacchiericcio su Facebook di gente indignata, i cui appelli alle autorità per rimuovere quello sconcio sarebbero caduti nel vuoto. Un mercato del sesso con ragazzine in vendita è uno squallore che impone l’intervento delle autorità, non ci può essere alcun dubbio. Solo che quelle proteste insistevano su un unico aspetto: il pubblico decoro. Non sul perché delle ragazzine siano costrette a vendersi per strada, non su chi possa averle costrette, non sul degrado umano della loro condizione, non sui porci disposti a pagare per violare delle adolescenti (se anche le ragazzine lo facessero di loro spontanea volontà, senza esservi costrette da alcuno, le domande sarebbero comunque doverose). No, la discussione nasceva da un problema estetico e dall’esigenza di rispedire al loro paese le passeggiatrici. Brutto vedere prostitute per strada specie, ha segnalato qualcuno, all’ingresso di un paese dove il traffico turistico è molto intenso. Cosa penseranno di noi, i forestieri che vanno in spiaggia, se lasciamo questi rifiuti umani sulle cunette? Mi è tornato in mente il dibattito estivo sulle trasformazioni indotte dal turismo, su quanto la nostra personalità possa essere distorta dalla massiccia presenza di persone estranee a cui siamo legati da un rapporto economico-commerciale. Io credo che il rapporto col turista non ci cambi, ma faccia emergere la parte più vera di noi e le priorità dei nostri valori. Una ragazzina che si vende per strada, più che un problema in sé, può essere un danno per l’economia e per la reputazione di una comunità.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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