Mi devo scusare con voi. Siete stati carinissimi ad invitarmi a cena, a concedermi l’intimità delle vostre case per brindare con voi all’anno nuovo. Mi avete invitato con messaggi e telefonate, mi avete istigato lasciandomi annusare il profumo di piatti eccelsi: io ve ne sono grato. Sarei stato bene con voi, siete compagnie gradevoli. Ma io voglio starmene a casa mia. Sono disposto ad accettare le vostre critiche: atto di supremo egoismo, comportamento asociale, apoteosi della pigrizia. Accetto ogni appunto, meno uno: che la mia sia una scelta triste, da depresso.
È esattamente l’opposto! L’altro giorno ho fatto una passeggiata nel centro spoglio del mio paese e ho trovato i manifesti dei ristoranti che preparano il cenone, menu con un numero indigeribile di portate, prezzo tra i 55 e i 75 euro a persona.
Non ci sono mai andato al ristorante, a Capodanno, e credo non ci andrò mai. Ma quel che si mangia nei cenoni casalinghi, sul piano della quantità, non è da meno. Dallo stomaco al cervello mi è salita la nausea, come lo schizzo gelato di adrenalina dopo uno spavento.
Allora, mentre camminavo, mi sono organizzato in testa il mio Capodanno ideale.
Ecco il programma. Bacinella di bavette alla bottarga o, in alternativa, zuppa di cipolle, due dei miei piatti preferiti. Vino forse sì o forse no, vediamo. Se sì, sarà un carignano. Per dolce la Cheesecake al cioccolato di mia moglie. Cipolle e cioccolato non c’entrano nulla? Pazienza.
La serata di San Silvestro proseguirà col trasferimento sul divano per assistere ad un trittico cinematografico selezionato con cura. Film già visti, qualcuno più di una volta, ma che voglio rivedere.
“Onora il padre e la madre” di Sidney Lumet, con un Philip Seymour Hoffman da Oscar, “A Serious man” dei fratelli Coen, “La vita a modo mio”, protagonista un Paul Newman commovente. Sgranocchieremo pistacchi.
Tra il secondo ed il terzo film è previsto un intervallo per scambio di auguri con moglie e figlio, spumante, fetta di panettone e degustazione dei deliziosi dolcetti al limone preparati da Giovanni, il mio vicino di casa.
Non andrò in nessuna piazza e quando avrò sonno me ne andrò a dormire senza perdere neppure un minuto, credo dopo avere sorbito una camomilla fumante. Fine dei festeggiamenti. A voi sembrerà una roba triste, da vecchio, e magari è davvero così. A me, invece, già da adesso appare una serata serenamente esaltante. Il tempo passa, più si viaggia e più vedo la felicità nelle cose semplici.
Grazie per avermi invitato, comunque.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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