Vivo in un posto che Storia sembra non averne.Arzachena appare, ai più, solo come il luogo dove è nata la Costa Smeralda, inizio ormai assunto come l’anno zero.Esisteva qualcosa, qui, prima della calata dei compratori e tutto quel che ne è seguito e prosegue tuttora?Ci viveva gente in grado di sopravvivere, prima e senza quella svolta improvvisa della Storia?
Forse non è un caso che Mario Sotgiu sia il creatore della mostra Schegge di memoria arzachenesi, inaugurata una settimana fa nella piccola chiesa di San Pietro, pochi passi sotto la Piazza Risorgimento.Con lui, hanno curato l’allestimento e la raccolta di documenti il professor Giampiero Farena e Emanuele Tecleme.La mostra ha una sua precisa ragione temporale, se proprio dovessimo cercarla: il prossimo anno Arzachena ricorderà i cento anni di autonomia comunale, segnati dalla prima riunione dell’assemblea civica, anche se la legge istitutiva è del 4 ottobre 1920.
Mario Sotgiu è figlio di Bastiano, uno dei primi geometri diplomati in paese, figura preminente della comunità per autorevolezza e profilo morale.Una volta, rovistando tra le carte confuse dell’archivio comunale, lo trovai classificato in un registro in cui erano riportati i nomi dei diplomati residenti ad Arzachena: era il 1956, i geometri erano in numero di tre.Bastiano, mancato di recente, conobbe il prima e fu parte del dopo; Mario ha conosciuto solo il dopo, ma non gli è bastato.Da qualche anno, ha trasformato in mostra permanente un minuscolo spazio dall’altro capo della piazza, in corso Garibaldi. Lo ha chiamato La Scatola del tempo e ha iniziato, con la pazienza indomabile della formica, ad accumulare materiale che possa ricostruire i fili della storia di Arzachena.
Le Schegge di memoria sono il naturale coronamento di quell’esperimento, frutto di tenace volontà individuale.
Giampiero Farena ha messo in contatto Mario Sotgiu con Emanuele Tecleme, cultore della storia del luogo e collezionista di reperti della Storia recente.Il risultato è stato la classificazione di 1040 documenti, parte dei quali sono visibili nella chiesa di San Pietro, disposti in un percorso curato dallo stesso Farena, docente di Letteratura e Storia.Alcune fotografie sono, per chi è parte della comunità, un tuffo al cuore. In una di queste, risalente forse agli anni Trenta, la prospettiva insegue il corso Garibaldi fino alla chiesa di Santa Lucia, posta sul bastione ma non ancora accessibile dalla gradinata in pesanti lastroni di granito.Scalinata che oggi si dipinge e ricama con grande giubilo popolare.Lungo il Corso stazionano asini, cavalli, carri a buoi, bambini in calzoni corti, uomini in casacca e donne dalle lunghe e vistose gonne chiare, tutto e tutti catturati dall’obiettivo in un’istantanea di vita quotidiana dalla nitidezza quasi spaventosa.Ma non ci sono solo foto. Non manca una rassegna stampa con le cronache de La Nuova Sardegna ai tempi della raggiunta autonomia, telegrammi d’epoca, ricette mediche in cui si prescriveva il chinino, contro il flagello della malaria che ancora uccideva.E tanto altro, che dirvi non so ma che vi consiglio di vedere.
Oggi è ferragosto, 15 agosto 2021.Chissà se uno solo dei turisti lanciati verso le spiagge della Costa Smeralda, in coda per conquistare un quadrato di sabbia nella bolgia infernale delle nostre strade, chissà se uno solo di questi forestieri di passaggio avrà la curiosità di andare in direzione opposta per regalarsi qualche minuto dentro la chiesa di San Pietro, a vedere ciò che fu prima.
Per anni, quand’ero studente, ho lavorato come guardia in Costa Smeralda.Una volta mi capitò di fare quattro chiacchiere con un ragazzotto, forse mio coetaneo, che da otto anni trascorreva le vacanze estive in un appartamento a Porto Cervo, segno della raggiunta ricchezza del padre professionista.Mi chiese cos’altro potesse vedere, spostandosi verso l’entroterra.Gli consigliai di andare a vedere Arzachena.“Arzachena? Mai sentita”.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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