La primavera è la stagione nella quale generalmente i bambini si accingono a ricevere la Prima comunione, uno dei sette sacramenti della fede cattolica con cui si ricevono il corpo e il sangue di Gesù.
Fabrizio ha 11 anni e, come tutti i suoi coetanei, ha frequentato assiduamente il catechismo per entrare, a pieno titolo, nella Comunità Cattolica.
Dubito lui comprenda fino in fondo il significato del sacramento, come ben poco l’avevo capito io a suo tempo. E come parzialmente lo capiscono i suoi coetanei. A quell’età la Prima Comunione è la cerimonia, il vestitino nuovo, la festa coi parenti, i regali e tutto il corollario di attività giocose e sociali che questo rito porta con sé.
Ma un parroco di Venezia decide che Fabrizio, nonostante le lezioni di catechismo, non può capire l’importanza del sacramento perché è autistico e suggerisce ai genitori di iscrivere il bambino al corso Fede e Luce, una comunità che riunisce i bambini con disabilità mentali. Innanzi a questi fatti la fatica spesa in direzione dell’integrazione riceve uno schiaffo. Anzi, a ben vedere sono due sberle con uno schiaffo se ad infliggerlo è il rappresentante di una comunità che dell’inclusione ed uguaglianza dovrebbe farne il suo vessillo.
Quante di queste storie, che continuano a mostrarci quanto nelle Chiese non ci sia posto per i diversi, dovremmo ancora raccontare ad perpetuam rei memoriam?
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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