Allegorica.
Non trovo altri termini e la cosa sinceramente mi spiace assai, per descrivere la pomposa cerimonia d’insediamento del sifaperdire nuovo presidente. Solita fila di corazzieri ed altri corpi, con le bande, a portare al ritmo di silenzi e inni fuori e dentro ordinanza, corone su tombe in piena rivolta esistenziale come può esserlo quella di un milite ignoto che, se avesse saputo come è andata a finire, avrebbe sicuramente disertato la divisa e sarebbe scappato in America Latina, altro che immolarsi per la patria. Ma questo sarebbe il minimo.
C’erano invece gli irriducibili, i bisunti dalla politica ad applaudire parole retoriche a loro rivolte da uno di loro, perché Sergio Mattarella è, innegabilmente e storicamente, uno di loro, non proviene da altri mondi o da altre realtà che non siano quelle della politica italiana degli ultimi 50 anni ed oltre. Applaudivano ma era di loro che parlava, anzi leggeva, il Presidente, è a loro tutti, che li riguardano parole come “corruzione”, “cattiva informazione” e “malaffare”. Plauditissime, come per rassicurare che queste cose, lassù, le capiscono benissimo, meglio di noi e sanno cosa fare, sanno come tranquillizzarci, ipnotizzarci anche con lo sfarzo e la pomposità talvolta pure pacchiane e spropositate, come certe parole dette a chi non vuol sentire ché non ne ha bisogno, l’importante è che le senta, le ascolti il cittadino (“medio del cazzo” aggiungerei, ad hoc, se l’amico Antonio Musa non s’offende e mi presta il termine) e continui a pensare che lassù c’è chi si sta adoperando per risolverle -e non per accrescerle e perfezionarle- certe piaghe funeste di questo paese.
Poi la retorica calcistica, immancabile, per ricordare che lui è “arbitro” e non “giocatore”, “fate da bravi, aiutatemi a dirigere la partita”, ma chi ha davvero a cuore i problemi di chi oggi soffre e non sa più cosa fare per vivere, Caro Presidente, mica s’interessa di calcio, quello va bene per il popolino, ed a lui è infatti rivolto, per lui è stato scritto il contenuto di quei fogli e non voglio pensare a quante mani. Frasi ad effetto sulla scia di un altro, recente, exlploit di forse anche maggiore levatura mediatica, l’avvento di Papa Francesco. Se ci fate caso, la dimensione “umana” delle due figure è molto simile. Similissime le parole, pesate naturalmente nella forma e nella diversa dimensione dei due ruoli, ma nella sostanza mirate allo stesso scopo, l’effetto “valium” pandemico con annesso “sorriso beota”, tutto va ben madama la marchesa, tutto va ben, sino a che ci saranno “i buoni” lassù, a proteggerci.
A marzo prossimo saranno passati due anni da quell’altra cerimonia, se qualcuno mi volesse spiegare in cosa e dove si sia migliorata la “quistione vaticana” o la condizione degli italiani sarà benvenuto. Stessa accoglienza per chi mi saprà convincere che i “prodotti” del passato Bis-Presidente Napolitano: Monti, Letta e Renzi abbiano e stia, quest’ultimo, lavorando bene, per il bene comune, per risolvere i problemi degli ultimi e non i loro e quelli di pochi amici/nemici. Lui, Renzi, il “titolare” che più dell’arbitro avrebbe potuto cambiare davvero la politica e le sorti di un intero paese e che era partito come “rottamatore”, ma è arrivato alla meta da operoso “restauratore”, forse il peggiore di tutte le repubbliche passate presenti e future, perché sarà quello con la pistola fumante in mano, alla fine che è prossima.
Ed infine, l’acerrimo nemico dei tempi di Mammì che ha smesso di essere tale, presenzia ed applaude come un qualsiasi altro pezzo delle istituzioni a pezzi che ci ritroviamo e che a breve saranno a brandelli. Decurtata la pagliacciata di “pena” già lo si sdogana, lo si recupera e re-instaura ché presto servirà ancora, si vive male senza un’alibi dentro al PD, dentro quelle stanze.
Il resto aggiungetelo voi, io sono un tantino stanco ed ho sempre più spesso strane visioni, che parlano di emigrazione e di sconforto, gli stessi che ci hanno portato tutti i presidenti precedenti, tutti i politici che oggi applaudivano, compatti, prima di tornare ai loro ruoli di attori di una farsa alla quale, finalmente, sempre meno ingenui credono.
Chi davvero pensa agli ultimi lo fa, ma non lo dice, lo fa per tutta una vita, senza aspettare di essere presidente.
Chi lo ha detto, sinora, non l’ha mai fatto davvero.
Ma come si dice, forse, è il pensiero che conta?
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