Il Dirigente scolastico di una scuola elementare del quartiere Saragozza, di Bologna, ha vietato le merendine a scuola per i bambini. La notizia, apparsa su “La Repubblica”, mi ha incuriosito e ho letto tutto l’articolo. In realtà il titolo “Merendine vietate a scuola dal preside” è palesemente falso. L’articolo spiega correttamente che il Dirigente scolastico ha disposto quanto, in realtà, aveva deciso il consiglio d’istituto della scuola: 13 voti a favore e un solo astenuto che corrisponde ad una maggioranza schiacciante. Nel consiglio, va ricordato, ci sono anche i rappresentanti dei genitori. Il buon dirigente scolastico non è dunque un ladro di merendine ma è stupefacente che molti genitori se la prendano con il Prof. Stefano Mari il quale spiega che il motivo principale della delibera è quella di “aumentare il consumo di frutta e verdura e di far portare per merenda un alimento che va bene a tutti in quanto a scuola si devono socializzare esperienze con risvolti egualitari, garantire equità tra alunni di diversa estrazione socio-culturale”. Subito un genitore ha scritto al Dirigente: “E se non rispetto la disposizione cosa succede?” “Non c’è nessuna sanzione,” ha precisato Mari. Certo in un paese dove si chiede a gran voce una legge per qualsiasi cosa mica poi è così importante rispettarle tutte. Non entro nella disputa ma segnalo che quella piccola norma era stata assunta da tredici persone: la maggioranza assoluta del consiglio d’istituto. Questo però è un paese dove tutti vogliono dire la propria senza nessun rispetto per la democrazia. Il titolo giusto (mi permetto di suggerire a Repubblica) doveva essere: “Genitori e insegnanti scelgono la frutta e la verdura e abbandonano la merendina: un bel segnale del Consiglio d’Istituto che mette tutti d’accordo.”
O no?
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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