Non ricordo, o forse e più sicuramente “non mi voglio ricordare”, di quanto tempo sia passato da quando un imbonitore di bassa leva prometteva che avrebbe “risollevato le sorti del Paese”, che avrebbe “abbattuto la pressione fiscale” e “la burocrazia”, che “saremmo stati tutti più ricchi”, grazie a lui.
Quanti ne vidi, di armenti, abbeverarsi fiduciosi e convinti a quella bocca, e quanti ne sentii: “è già ricchissimo di suo, non potrà rubare!” – Una frase che piano piano, nel tempo, si trasformò in un: “non potrà certo rubare quanto altri hanno rubato”… Alla fine si scoprì che non solo era più disonesto di altri, ma che era pure il peggiore personaggio che ci potesse capitare alla guida del Paese e che non era certo da solo. Si era infatti premunito, nel frattempo e grazie ad una legge elettorale ANTICOSTITUZIONALE, di riempire i posti di comando e le due Camere di soggetti di davvero dubbia levatura civile e morale che sono ancora (quasi) tutti lì, a decidere le nostre sorti, ma più le loro. Ad onor del vero, anche io ero fra quelli che nel 2001 continuava a ripetersi che “in democrazia chi vince comanda”, ero forse un po’ troppo indaffarato per oltre 12 ore al giorno a gestire il locale di cui mi ero fatto carico e devo dire che, effettivamente, fra il cambio di moneta e una situazione che era già precipitevole ma ancora non lo si capiva bene, di soldi riuscii a farne abbastanza e a fare lavorare ben pagati (anche meglio di me) ben due dipendenti, sinché durò.
Pur vedendo che il futuro non sarebbe stato poi così roseo come quel tizio, con fare ammiccante e sibillino, raccontava, l’iniezione di “fiducia” (che si trasformò poi in breve tempo in “disperazione”) otteneva i suoi effetti, la gente spendeva felice e felice si indebitava, ammaliata da formule tipo il: “paghi fra sei mesi” e “ad interessi zero”, mentre i risparmi delle famiglie si riducevano paurosamente, gli stipendi pure.
Le tasse ed i balzelli non scesero di un solo punto, anzi continuarono a crescere così come a crescere continuò la “spesa corrente” (o “pubblica”) mentre una serie di importanti e necessari servizi al cittadino sparivano dalla fruibilità di molti. Con la scusa delle “Cartolarizzazioni” di Tremontiana memoria si erano smembrati e divisi (tra gli “amiconi”) parecchi settori dell’economia e beni pubblici della nostra nazione, tutto questo seguendo la stessa identica linea di governi precedenti che, molto erroneamente, qualcuno definiva “di sinistra” ma che di sinistra non proposero ne’ tantomeno attuarono mai un bel nulla. “Studi di Settore” e “liberalizzazioni”, in una impennata di “imposte locali e fiscali”, l’Istruzione, il Lavoro e la Sanità -ma anche la Protezione Civile e i “Grandi Eventi”- diventavano barattoli di miele dentro i quali una politica arraffona, rozza e fuori da qualsiasi contesto democratico intingeva le dita insieme al peggio del peggio delle nostre “imprenditoria e finanza”, è tutto agli atti negli incartamenti delle migliaia di procedimenti giudiziari sorti a carico di altrettante migliaia di parlamentari, impresari ed amministratori locali di ogni zona e parte politica d’Italia. Avessero tolto una che è una accisa alla benzina, che ne conta sin dalle guerre puniche!? La burocrazia poi, ad ogni “riforma” s’ingigantiva e diveniva ogni volta più farraginosa, paludosa, le uniche cose ad avere registrato un forte calo delle loro “difficoltà di attuazione” furono l’impunità e “l’insabbiamento”, oltre agli “inciuci” ad ogni livello. Anche la trasversalità di certi atteggiamenti e di certe politiche affiorava sempre più, sino a palesarsi oggi con questo “tutti insieme incompatibilmente” che solo uno come Matteo Renzi poteva accettare da uno come Silvio Berlusconi, essendo fatti, in fondo, della stessa identica e poco affidabile pasta, quella condita col sale della spocchiosa supponenza e delle vane ma pesate e “ad effetto” parole, parole che puntualmente continuano a mentire sulla realtà della condizione generale italiana.
Oggi quell’unione è pubblica, è reale e sfacciatamente sbattuta in faccia agli onesti, ai “non indifferenti” di gramsciana memoria che, come me, non riescono proprio a mandarla giù ‘sta storia dell’inciucione, di vedere insieme a mettere mano alla Costituzione e alle riforme due di questo davvero scarso calibro insieme a tutta quell’altra masnada di bellimbusti indebitamente strapagati alla faccia dell’operaio e della lavoratrice “comuni” che di lavoro e di che campare ne trovano sempre meno, che sono costretti a svendersi la dignità e a volte la vita stessa, pur di conservare uno straccio di reddito.
Questi commettono le più grandi angherie e ruberie e nessuno gli presenta mai il conto, mentre a quei due poveracci di Arborea gli sono piovuti in casa il Questore ed una cinquantina di agenti fra carabinieri e polizia per sfrattarli dall’azienda ed il tutto per un debito (dubbio?) che non raggiunge nemmeno i 10mila euro? A questi nostri politicanti, politicuccoli e politichesi non li sfratta mai nessuno, nemmeno dal corposo vitalizio quando risultano esserne indegni, ma intanto è l’INPS ad essere al tracollo e non è certo in quell’ente che hanno riposto le loro “pensioni”, a loro ci pensa il Tesoro, quello che era il nostro, ma che nostro non è mai stato.
Vi starete chiedendo il perché io vi proponga questo breve ripasso su vicende passate e recenti della nostra Italietta e la risposta è semplice; è solo per cercare di capire che non è per caso che siamo finiti dove stiamo e che, probabilmente, tutti noi cittadini, chi più chi meno, una qualche responsabilità l’abbiamo, non fosse altro per non aver fatto nulla per fermarli per tempo ma soprattutto perché, se non capisci come ci sei arrivato in una certa situazione, difficilmente saprai tirartene fuori.
Chissà che serva a qualcosa, in mezzo a tutto questo diffuso e snervante sfinimento, condizione nella quale il cittadino italiano ha sempre accettato di tutto, anche il fascismo, sempre a suo totale discapito.
E così siamo, ancora una volta e c’è pure chi ha il coraggio di ridersela, esattamente come nei giorni del terremoto dell’Aquila o sul Titanic, mentre altri più previdenti preparano le scialuppe non solo per se stessi. Alla fine lo capiremo, che non è che ne abbiamo uno solo di Schettino al comando, in questo strano e “manovrabile” Paese. Chissà che almeno allora la smettano, di fare l’inchino anche loro ed incomincino a remare, che il cammino è lungo, la rotta sempre incerta, l’ammutinamento sempre più improcrastinabile su questa bagnarola che insistiamo a chiamare “Nazione” ma dove sembriamo essere sempre più “tutti stranieri”.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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