Nell’acquario di Cattolica c’è una vasca degli squali, come in tutti gli acquari che si rispettino. Lo squalo tira. L’atto eroico e di alto valore cristiano è stato compiuto l’altro ieri quando i sub muniti di bastoni di dissuasione hanno allestito tra i pesci un presepe con tanto di Bambino, Re Magi e stella cometa. La sintesi, a mio sommesso avviso, è che oltre a tenerli in una condizione innaturale a questi squali hanno rotto anche i coglioni. O gli equipollenti in biologia marina.
Mi dicono fonti onorevoli che questo acquario è uno di quelli al mondo dove lo bestie sono tra le più rispettate e dove ai visitatori si insegnano nozioni fondamentali di ecologia. Ma per me è anche uno dei mille esempi – in era di apparente, diffuso animalismo, di video con gattini che fanno milioni di visualizzazioni – di una cultura che ignora che rispettare gli animali significa rispettarli nel loro mondo. Qualsiasi acquario, anche uno di eccellenza come quello di Cattolica, qualsiasi parco zoologico e qualsiasi attrazione che si basi sull’uso di animali tradisce questo principio al quale, sarò estremista, io credo.
Si afferma giustamente che lo zoo con gli animali tristi e folli e il circo equestre con le bestie “domate” ed esibite insieme ai pagliacci sono da condannare. Ma il principio che gli animali esistono per il nostro svago, costi quel che costi (agli animali), resiste e anzi si diffonde sotto altre forme.
La prima è quella dei “safari” sempre più di massa con i quali invadiamo la terra, l’aria, l’acqua e i ghiacci di turbe di turisti che rabbrividiscono circondando a centinaia un leone, un orso bianco o un’orca marina, pubblicando video su timide reazione di paura spacciate per feroci aggressioni sventate dalle brave guide e tacendo il fatto che questo inquinamento antropico-turistico porterà inevitabilmente molte specie all’estinzione dei loro caratteri naturali dovuta a nevrosi e infine all’estinzione tout court.
L’altra forma è quella educativa fatta dei milioni di documentari in gran parte di produzione Usa dove i serpenti sono subdoli e alcuni uccidono l’uomo in pochi secondi, i leoni sono feroci e con un’unghiata ti fanno secco senza neppure bisogno di zanne, ragni e scorpioni che come ne vedete uno schiacciatelo con gli scarponi da neve perché denti e pungiglioni potrebbero forare le normali scarpe, degli squali non ne parliamo neppure. L’elenco è lunghissimo: vengono classificati come animali pericolosi, tacendo il fatto che se non andiamo a disturbarli nel loro mondo, per l’essere umano sono assolutamente innocui. Alcuni documentari sono di una rivoltante ipocrisia, come quelli che premettono con lamentosa condanna che molte specie di squali si stanno estinguendo per la moda della zuppa di pinne di squalo, ma subito dopo con video e testimonianze e primi piani su cicatrici esibite, presentano quegli squali come nemici dell’uomo che ti inseguono a fauci all’aria anche fuori dall’acqua sino a sotto il letto di tua madre.
Se susciti paura nei confronti degli animali non puoi pretendere che si diffonda una vera cultura animalista.
Nei vecchi mattatoi all’interno di ogni città, quasi tutti ridotti a funzione monumentale o riusati come spazi culturali, resistono le scritte che venivano apposte sulle porte di due recinti. A Sassari sino a pochi anni fa le potevi ancora vedere. Su una porta leggevi “Bestie indomite”; sull’altra “Bestie domite”. Era un avviso di cautela rivolto a chi doveva entrare per ammazzarle: queste si lasciano sgozzare tranquillamente, quelle altre opporranno resistenza.
In fondo è ancora questo il concetto che abbiamo degli animali. Anche di quelli non domestici che non dobbiamo sgozzare ma adibire a scopo ludico e ricreativo.
Vedendo i commossi servizi giornalisti sul presepe nell’acquario di Cattolica, pure essendo quello un luogo dove certamente nessuno maltratta gli animali, ho quindi pensato che questo spirito natalizio mi lascia perplesso, che persino Angelo Lombardi era più rispettoso nei confronti degli animali che presentava nel suo studio Rai degli anni Cinquanta. E che, se davvero vuoi parlare di spirito natalizio, di messaggi di pace e bontà e roba del genere, quegli squali dovresti caricarli su vasconi e rimetterli dove li hai presi. In mare.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design