Scrivo dal porto di Porto Torres. Sono le 15 dell’11 febbraio 2016. La colonna sonora è il frastuono delle sirene della nave della compagnia La Méridionale, ferma all’imbarco Grimaldi, dove attendo di sapere se il traghetto partirà o meno.
Questa è una piccola storia di trasporti, insularità ed isolamento, ma per raccontarla bisogna riavvolgere il nastro. Un mio anziano amico sardo ha l’improvviso bisogno di tornare in Francia in nave, perché deve portarsi l’auto appresso. Normalmente parte da Porto Torres, fa scalo in Corsica, a Propriano, e l’indomani mattina sbarca a Marsiglia. Va in agenzia per fare i biglietti, ma in agenzia gli comunicano che la tratta è sospesa fino al 25 febbraio. Ripiega allora sulla Saremar Santa Teresa-Bonifacio, mettendo in conto uno spostamento in auto di 70 km per intercettare la coincidenza con la nave Propriano-Marsiglia. Ma volendo partire la mattina seguente non può fare i biglietti: occorre prenotarli con almeno 24 ore di anticipo, oppure sperare nella fortuna – la nave viaggia spesso a pieno carico, non sempre si trova posto – recandosi prima della partenza alla biglietteria di Santa Teresa. Decido di chiamare proprio la biglietteria di Santa Teresa, al cui telefono però non risponde nessuno. Allora mi rivolgo ad un altro amico, al quale chiedo di farmi sapere se per l’indomani ci sia speranza di partire per Bonifacio.
Mi richiama un’ora dopo: niente da fare, posti esauriti perché quel giorno i collegamenti erano stati annullati a causa delle condizioni del vento e c’è stato l’inevitabile accumulo di passeggeri in attesa. L’amico mi confida le preoccupazioni per il destino delle linee con la Corsica, che la Saremar abbandonerà a fine marzo. Vabbé, quell’amico di Santa Teresa è il sindaco.
L’altro amico, quello in partenza, decide di rinviare il viaggio di due giorni. Ma poi subentra la chiamata di un terzo amico: dal nulla, inatteso, è apparso un misterioso collegamento navale Porto Torres-Ajaccio-Marsiglia, biglietti prenotabili prima della partenza ad un’agenzia di Porto Torres o alla stazione marittima, dove in effetti l’impiegata arriva due ore prima della partenza.
Ho guidato io da Olbia sino a Porto Torres, perché il mio anziano conoscente ultimamente non se la sente più di mettersi al volante. Lo accompagno sotto la bocca della nave, dopo aver passato il primo controllo di sicurezza e aver conversato con l’addetto al check-in, gentile ma scocciato dal protrarsi del suo orario di lavoro oltre il termine ordinario. La nave dovrebbe salpare alle 14.30, ma l’imbarco è misteriosamente in ritardo. Sinché l’addetto al check in, ormai rassegnato al salto del pranzo, non ci confida di un’ispezione della Capitaneria di porto in corso sulla nave, causa di un sicuro ritardo. Saluto il mio attempato amico e imbocco la strada del ritorno, ma all’altezza di Truncu Reale il telefono squilla: “Torna indietro, forse la nave non parte”. Ed eccomi qua al porto, assieme ad un pugno di spazientiti passeggeri, assordato dalle sirene de La Méridionale che suonano tutte le possibili melodie, probabilmente su richiesta degli ispettori. (La nave è poi partita, con un’ora e mezza di ritardo. Sarà tutto normale?)
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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