Sono passato dal mio edicolante, in viale Trieste, per fargli gli auguri. Lui è un giovane ragazzo del continente sposato con una dolcissima ragazza sarda. La sua piccolissima edicola è, per me, un crogiolo di parole, di racconti e di incontri. Mi divido tra lui ed un altro edicolante di Cagliari, casteddaiu e spiritosissimo. L’edicola, come diceva qualcuno, è l’ingresso principale per giungere alla letteratura. Mi ha colpito però quello che l’edicolante di Sassari mi ha detto ricambiando gli auguri: “Grazie. C’è gente che non guadagna 1000 euro al mese come me. E sta decisamente peggio”. La frase è il frutto di una discussione pre-natalizia legata all’apertura del nuovo supermercato in un luogo – il centro della città – dove nessuno vuole più scommettere. Ho scoperto, in questo dialogo, una cosa terribile. Il mio edicolante, quando va bene, porta a casa 1000 euro al mese. Mi ha spiegato che guadagnerebbe – netti – circa 1.600 euro ma deve pagare l’affitto dell’edicola (600 € al mese) e poi, ogni tre mesi, deve anche versare i contributi INPS. Insomma, per un lavoro che comincia alle 6.30 del mattino e finisce intorno alle 20.00 di sera ( lo aiuta la dolcissima moglie sarda, disoccupata) guadagna, al netto di tutto, 1.000 euro al mese. Sono rimasto senza parole e un po’ mi sono vergognato. Da qualche anno ho l’abbonamento alla Nuova Sardegna e Repubblica scaricabile sul tablet e telefonino, anche se non giro i quotidiani via WhatshApp a nessuno perché la ritengo un’operazione criminale, però mi rendo conto che questa mia comodità (posso leggere la Nuova Sardegna in qualsiasi parte d’Italia) ha degli effetti collaterali che colpiscono il mio buon edicolante: “Vendo 180 copie al giorno della Nuova. Ne vendevo, cinque anni fa, circa 400”, mi ha detto. Il nuovo supermercato riaperto proprio da alcuni giorni ha probabilmente aiutato a far vendere copie del quotidiano sassarese. “Questo è un quartiere di gente per bene”, ha continuato, “ma alcuni non riescono più a venire in edicola per acquistare qualcosa e io li capisco.” A questo punto – e solo a questo punto – ho chiesto al mio edicolante la domanda che tutti avevano in tasca: “Ma come, lei che non riesce ad arrivare alla fine del mese e ha mille difficoltà, vive con soli 1000 euro al mese, giustifica chi non acquista un quotidiano o un periodico?” “C’è gente che sta peggio di me, se lo ricordi”. A questa affermazione mi sono vergognato e ho acquistato una copia di Repubblica. “Ma non è abbonato?” “Sino ad oggi. Solo sino ad oggi.” Un edicolante, a volte, sa spiegare la vita meglio dei grandi analisti. Ho disdetto il mio abbonamento “on line” a Repubblica. Acquisterò il quotidiano in edicola. Mi sembrava un bel regalo di Natale. Non è molto, lo so, ma è un segno. Proviamo a tornare a “su connottu”. Probabilmente ritroveremo il gusto di vivere, sorridere e salutare un edicolante, piccolo filosofo di una città quasi dimenticata. E lontana.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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