POSIDONIA, quando l’hanno classificata le hanno dato non a caso il nome di un Dio, di Poseidone o Posidone, per la mitologia greca Dio del Mare, dei terremoti e dei maremoti. E non penso sia un caso che abbiano voluto dare il nome femminile di Posidone, quasi a significare che senza di Lei, Posidonia, lui, Posidone, il mare, non potrebbe contenere vita. Se poi ti soffermi a studiarla, ti rendi conto che questa pianta, erroneamente definita “alga”, è l’architrave su cui si basa la vita del mare nostrum, del Mar Mediterraneo. E capisci che averla “femminilizzata” è scelta ponderata, perché dà l’idea corretta di quanto sia importante il ciclo biologico di cui è capace.
“Custa Mata est Mama”, “questa Pianta è Madre”, questo ripeteva spesso il prof. di Botanica sistematica quando parlava di lei, quasi volesse esaltarne le doti che la rendevano così particolare.
E non erano certo parole dette a caso. Le sue praterie sono quel meraviglioso anfiteatro naturale in cui avvengono le danze di corteggiamento e di incontro di una enorme moltitudine di specie biologiche, sia animali che vegetali; sono il ventre materno in cui viene concepita, fecondata, partorita, accolta e nutrita oltre il 90% della vita del Mediterraneo. Se ti fermi ad osservarla, se solo la studi un po’, scopri la struttura artistica del complesso architettonico che gli sta attorno. Non puoi non meravigliartene, solo un architetto divino avrebbe potuto ordire un simile disegno. E anche quando cambia pelle, quando, come per tutte le piante a cui cadono le foglie, ti rendi conto che nulla va perduto, che Lei, Posidonia, da Madre quale è, con le sue foglie va a svolgere quel lavoro di protezione e di ripascimento naturale degli arenili costieri indispensabile per la sopravvivenza delle spiagge.
Non c’è studioso al mondo che non affermerebbe con assoluta certezza che il fogliame spiaggiato della Posidonia è il principale ostacolo contro l’erosione degli arenili costieri da parte degli agenti atmosferici. Ma non c’è bisogno di essere studiosi specializzati per fare un’affermazione del genere. Basta osservare come agisce il mare laddove sono presenti i “banquettes” di Posidonia, rispetto a dove invece non c’è, perché magari sottratta dall’uomo in una di queste operazioni di “pulizia”.
La Posidonia è con certezza il mezzo più efficace che il mare ha messo a disposizione contro l’erosione e, fatto non trascurabile, la natura ci fornisce questo strumento GRATUITAMENTE.
Durante il processo di spiaggiamento, i banchi di fogliame di Posidonia che si raccolgono nei fondali marini prospicienti le coste, risalgono verso la battigia trascinando con sé enormi quantità di sabbia marina che va a rifornire gli arenili marini della sabbia di cui hanno bisogno per continuare ad esistere. Questi banchi si accumulano lungo la costa opponendo veri e propri muri di foglie che proteggono le spiagge dalle mareggiate. Ma non solo, il processo di decomposizione la trasforma nell’alimento principale dei microrganismi marini e di molti organismi che vivono nella battigia. Parte della Posidonia spiaggiata finisce sotto la sabbia trattenendo a sé sostanze nutritive che rilascerà successivamente e, nel contempo, fungendo da impalcatura per la stabilizzazione della sabbia stessa.
Di fronte a tutto questo, mi chiedo come si possa pensare di voler rimuovere la Posidonia dalla spiagge con le ruspe, utilizzando i trattori, lavorando con le benne. E’ come se volessimo ripulire dalle foglie la parte sottostante di un bosco ceduo utilizzando le ruspe. E di fronte a questa evidenza, le domande sorgono spontanee, i paragoni diventano evidenti. E allora mi chiedo quanti di voi, da amministratori pubblici, utilizzerebbe dei bulldozer per ripulire un parco che in autunno è completamente ricoperto di fogliame. Mi chiedo cosa pensereste e che direste al Sindaco del vostro paese che permettesse un simile follia. Aggiungo, supponendo di abitare in un condominio di un palazzo fornito di un bel giardino, o avendo la fortuna di avere una bella villa provvista di parco, quanti voi farebbe uso di mezzi pesanti gommati usando le benne per ripulirlo, invece di utilizzare i rastrelli? Che direste dell’amministratore di condominio che permettesse un simile scempio?
Non bisogna essere degli scienziati per capire che l’impiego di certe metodologie operative è cieca follia. E’ evidente che eseguire dei lavori di “ripulitura” dei nostri arenili approcciandoci con gli stessi mezzi che vengono impiegati per cantieri edili di una certa importanza, quali quelli per costruire le “grandi opere”, nella quale si sbancano intere porzioni di territorio per realizzare le opere stradali o ferroviarie è, nella migliore delle ipotesi, da incoscienti e nella peggiore delle ipotesi, da criminali. Con questa metodologia di lavoro, così fortemente invasiva e impattante, stiamo letteralmente depauperando la sabbia di cui i nostri arenili sono composti.
E la cosa che fa pensare, è che nella nostra isola questo scempio va avanti con il cieco consenso da parte dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna, il che evidenzia l’ignoranza e l’incompetenza nel momento in cui non si interviene con una direttiva che blocchi definitivamente l’uso di questi mezzi per la “pulitura” delle spiagge. Colpisce che molti amministratori locali provinciali, che molti sindaci dei comuni costieri, con il consenso delle amministrazioni comunali e di molti assessori all’ambiente che troppo spesso ricoprono tale carica senza aver nessuna competenza in materia ambientale, talvolta pure convinti di distribuire qualche soldo per rianimare le asfittiche imprese di “movimento terra” locali e sicuramente senza aver compreso quanto possa essere grave il danno arrecato, intervengano su pressioni fatte da un’opinione pubblica non informata e da operatori turistici incapaci di pianificazione di lunga durata, chiedendo che vengano eseguiti questi lavori di “pulizia” attraverso l’uso di questi mezzi, solo perché “le direttive lo permettono”. Colpisce che non si sia compreso il messaggio inequivocabile che Lui, Posidone, Dio del Mare, ci sta mandando: – che se vogliamo avere ancora delle spiagge fruibili e mari pulsanti e puliti, dobbiamo rispettare Lei, Posidonia, la sua compagna incubatrice di “VITA”, in qualunque forma e secondo quelli che sono i suoi voleri, anche quando decide di adagiarsi copiosa a riposare sulle coste, quasi volesse prendere il sole ad abbronzarsi, a rilasciar parte della sua energia sulle sue spiagge, affinché possano continuare ad esistere.
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– La posidonia non è un’alga ma è una “PIANTA SUPERIORE MARINA” provvista di sistema radicale (radici), fusto (il rizoma, che durante la crescita si ramifica) foglie, fiori e frutti. La fioritura avviene generalmente in autunno mentre i frutti, chiamati “olive di mare”, maturano tra Marzo ed Aprile. – Contrariamente al suo nome scientifico (Posidonia oceanica), questa pianta vive solo nel Mediterraneo, dal bagnasciuga (battigia) sino a circa 45 metri di profondità (in funzione della trasparenza delle acque), formando vaste praterie che hanno colonizzato il 2-3% del Mar Mediterraneo. In Sardegna ci sono tanti scenari su cui si può osservare quanto descritto poco sopra. A me piace portare l’esempio di Nora, dove, partendo dalla parte della battigia dove la città di origine Sardo-Punica sprofonda nel mare, Lei, la Posidonia, si sviluppa in un’immensa sconfinata prateria sino ad una profondità di circa 45mt. – 1 mq (metro quadro) di prateria ha fino a 1000 ciuffi di foglie e più di 40 mq di superficie fogliare. – 1 foglia può raggiungere una lunghezza anche di 1 metro e mezzo. – La Posidonia si riproduce sessualmente, asessualmente e per stolonizzazione. – La prateria di Posidonia è il polmone subacqueo del Mar Mediterraneo. 1 mq di prateria produce con la fotosintesi circa 15 litri di ossigeno al giorno, tant’è che, per capacità produttiva per ha (ettaro) è considerata la maggior produttrice di ossigeno dopo la foresta amazzonica. – 1 metro di matte (la base della prateria composta dall’intreccio delle radici, dai rizomi, dalle scaglie legnose della pianta e dal sedimento intrappolato) ha bisogno di più di 100 anni per formarsi. – 1 ha (ettaro) di prateria di Posidonia è una vera e propria nursery per tutte le specie di avannotti e micro organismi marini. E’ ambiente che può ospitare più di 4.000 specie viventi animali e oltre 400 specie vegetali. – Dalle prateria di posidonia dipende gran parte della produttività ittica dei mari costieri del Mediterraneo. – 1 mq di prateria che regredisce in mare, causa l’erosione di circa 15-20 metri di litorale sabbioso. – la prateria di Posidonia difende i litorali sabbiosi dall’erosione costiera.Si stima che circa il 45% dei litorali sabbiosi del bacino mediterraneo sia in erosione con migliaia di chilometri di spiagge in arretramento. Attualmente i costi di ricostruzione delle spiagge mediante ripascimento raggiungono i 1.600-2100 €/mt. lineare fronte spiaggia. – Si stima che, in “zone turistiche” (quasi fossero differenti dalle altre zone), 1 mq di spiaggia ha una resa economica tra 1000 e 4000 €/anno. Alla scomparsa di un metro di spessore della prateria corrisponde l’arretramento di circa 15-20 metri di spiaggia, con un danno economico stimato dell’ordine di 20.000/80.000 euro per anno. – Il restauro (riforestazione) di 1 mq di prateria costa circa 1.000 €. – LA POSIDONIA SPIAGGIATA E’ FONDAMENTALE PER LA DIFESA DEGLI ARENILI CHE COSTITUISCONO LE SPIAGGIE. – La Posidonia spiaggiata, funge da barriera contro l’erosione delle spiagge e da cemento per la stabilizzazione della sabbia che costituisce le spiagge. – I CUMULI di POSIDONIA SPIAGGIATA, detti “banquette” (banchi), SONO FONDAMENTALI PER LA SOPRAVVIVENZA E LA RICOSTITUZIONE DELLE SPIAGGE. Si calcola che 1 mc (metro cubo) di banquette sia in grado di trattenere circa 45-50 kg di sedimento sciolto al suo interno. – La RIMOZIONE della Posidonia oceanica DAGLI ARENILI DECUPLICA IL PROCESSO DI EROSIONE degli stessi da parte degli agenti atmosferici. La rimozione, comporta inoltre la sistematica sottrazione di sabbie da arenili frequentemente interessati da deficit detritici divenuti ormai cronici, lungo la maggior parte delle spiagge mediterranee. – Da un punto di vista economico, 1 mq di prateria di Posidonia oceanica che scompare equivale ad una perdita (minor produzione di ossigeno, erosione e ripascimento dei litorali, diminuzione di produzione generale di biomassa, produzione ittica etc) in denaro che oscilla tra i 40.000 e i 90.000 euro/anno
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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