Si, clima torrido, durante questi ultimi dieci giorni di campagna elettorale, ma non a causa del confronto politico.
Un clima che col passare dei mesi sta diventando sempre più preoccupante.
La mia città è stata sempre una cittadina tranquilla, cresciuta vorticosamente durante gli anni del boom economico legato al petrolchimico, quando nell’arco di pochissimi anni si è passati da diecimila abitanti a venticinquemila e alla zona industriale si distribuivano diciasettemila buste paga…
L’economia tirava, la gente lavorava, la città cresceva, senza problemi di convivenza o di ordine pubblico. Anche la lotta politica si affrontava con fare scanzonato, le sezioni di partito erano sempre piene, erano le scuole dove la mia generazione ha imparato il confronto, il dialogo, la coerenza e la “lotta politica”, sempre però nel rispetto dell’avversario che fuori dalle sezioni di partito era l’amico col quale si condivideva la passione sportiva, la “greffa” e le lotte sindacali. Solo con i fascisti, anzi, con certi fascisti, era impossibile il confronto.
Forse carnevale era il periodo “caldo”: qualche scazzottata tra “indigeni” e “accudiddi” per l’affermazione del diritto di avances sulle ragazze dei primi sui secondi. Ma tutto si risolveva senza “vittime”, con l’intervento di amici o amici degli amici…
Indimenticabili quegli anni, i favolosi anni sessanta e settanta!
Poi arriva la crisi dei primi anni ottanta. Molti di quelli che erano arrivati se ne tornano in continente, da dove erano venuti, molti hanno mantenuto qui la casa e il cuore e tornano d’estate, per le vacanze, per ritrovarsi, ormai pensionati, con i vecchi colleghi, ché alcuni, ormai, se ne sono andati definitivamente…
E poi il Duemila, il nuovo millennio, l’inizio di una nuova era, e il declino, in Europa, in Italia, in Sardegna e a Porto Torres.
Ma a Porto Torres, dove vi era la piena occupazione si è sostituita la massima disoccupazione, la disperazione, la povertà.
Perché passare dalla povertà al benessere è facile, ma passare dal benessere alla povertà è drammatico!
Secondo i dati che circolano, in città ci sono seimila disoccupati, in massima parte giovani che non hanno mai avuto un’occupazione, e poi ci sono gli ultracinquantenni, che a quell’età “non li vuole più nessuno”, ma non c’è neppure nessuno che dia lavoro.
E non solo non c’è lavoro, ma non ci sono neppure prospettive, né a breve, né a medio, né a lungo periodo.
L’economia si regge su quel che resta dell’industria (un impianto in marcia con poche decine di addetti), sulle poche attività artigianali, sui quattro o cinque supermercati (che oggi chiude uno e domani riapre un altro), su un porto sempre più abbandonato e degradato ma soprattutto, l’economia, si regge sulle pensioni delle centinaia di ex lavoratori dell’industria. Che se è vero che il petrolchimico ha lasciato macerie e inquinamento che si tarda a bonificare, è anche vero che gli unici redditi sicuri, oggi, sono proprio quelli derivanti dalle pensioni degli ex lavoratori della zona industriale che campano, a volte, due o tre famiglie.
In questo quadro vive una società apparentemente tranquilla, sulla quale pare scivolino senza colpo ferire certe situazioni che in altri tempi e in altre realtà, sarebbero causa di proteste, sollevazioni popolari e tumulti.
Sono ormai quattro anni che Abbanoa distribuisce acqua non potabile per la lunghi periodi, e anche se risulta “potabile alle analisi” nessuno si fida più ad usarla per bere e cucinare. Ma nessuno si lamenta più di tanto: Abbanoa può star tranquilla, nessuno all’acqua darà mai fuoco!
Ecco , il fuoco, che, invece, sta entrando prepotentemente nella vita “apparentemente tranquilla” di questa città ormai degradata, in cui i giovani stanno buttati nei tanti bar o circoli che sono disseminati al centro come nei diversi quartieri cittadini.
Si è iniziato pochi anni fa, quando ad un operatore turistico portotorrese hanno incendiato il battello che portava i turisti all’Asinara partendo da Stintino.
Poi è stata la volta dell’auto di proprietà dell’Ente Parco, e ancora di un trenino turistico che, sempre all’Asinara, portava in giro i visitatori, da Fornelli a Cala d’Oliva.
E poi ancora auto e moto di amministratori e di familiari di amministratori, senza che mai dei colpevoli sia rimasta traccia.
Quattro giorni fa, proprio nella piazzetta dietro il Palazzo del Marchese, sede istituzionale del comune, ben quattro auto sono andate completamente distrutte dal fuoco, appiccato, pare, ad una BMW e propagatosi alle altre tre.
Stanotte è stata la volta di una moto d’acqua custodita in un garage e l’incendio ha messo in serio pericolo gli abitanti degli appartamenti dei piani superiori, costretti ad evacuare gli alloggi.
E questa volta c’è scappato pure il morto: non si tratta di un umano, ma del vecchio cane che alloggiava in quel garage, un membro della famiglia, testimone innocente della bestialità dell’uomo, della vigliaccheria e della brutalità.
Sarà il caso che tutti ci interroghiamo su ciò che ci sta capitando?
Sarà il caso che si metta mano alla ricostruzione di rapporti andati via via deteriorandosi?
Sarà il caso che le istituzioni si interroghino seriamente, partendo da questa campagna elettorale che, se sui social network assume toni accesi (tanto per cambiare!), in realtà si sta trascinando stancamente alla ricerca dell’ultimo voto dietro la promessa di qualche favore, ma con scarsa progettualità che non sia quella dei soliti programmi elettorali copia e incolla ad opera di candidati che da trent’anni occupano la scena della misera e non incolpevole politica cittadina?
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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