Sono sardo, ma adesso vivo in un paese in cui impera il vittorianesimo alimentare: ipocrita almeno quanto quello sessuale dell’Ottocento.
Sono circondato da ipocriti che mangiano petti di pollo prodotti in condizioni disgustose dalla bioindustria.
Gente che morirebbe di fame, piuttosto che tirare il collo a un pollo che fino a quel momento è vissuto libero e felice all’aria aperta.
Ipocriti che non vogliono sapere che la “carne” non è altro che i tessuti di un animale.
I migliori clienti della bioindustria che alleva animali in condizioni bestiali.
Gente che non mangerebbe mai un porcheddu o un angioneddu, ma solo perché si identifica con loro, li vede come bambini.
Ipocriti cresciuti in città a surgelati e menzogne disneyane.
Gente che non prova nessuna pietà per gli animali ridotti a cose, che la bioindustria alleva in capannoni con gli scarti dell’industria alimentare.
Perché quegli animali loro non li vedono e vedono soltanto del cibo convezionato in involucri di plastica ed esposto nei supermercati.
Gente di città.
Cives.
Gente–per definizione–civile, visto che sono loro che definiscono cosa sia la civiltà.
Ipocriti.
Ipocriti che non provano nessuna pietà per gli animali–altrimenti sarebbero tutti vegetariani–ma soltanto per se stessi, quando sono costretti a confrontarsi con il fatto che la carne non è nient’altro che il pezzo di un animale.
Un animale che fino a poco prima è stato vivo.
Ipocriti che hanno paura del cannibale in se.
Una paura tremenda.
Avete notato quanto feroci siano certi animalisti verso gli umani?
Io l’ho scoperto molto presto.
Del resto anche Hitler era vegetariano.
Hitler, senz’altro l’uomo ideale di Rita Dalla Chiesa: lui porcheddu non ne avrebbe mai mangiato.
Il civilissimo Hitler.
Fin qui la polemica con un’altra di quegli italiani razzisti che si permettono di dare lezioni di civiltà ai sardi.
Ora seriamente.
Io non mangerei mai carne di gorilla.
Troppo vicino a noi: un parente, un cugino alla lontana.
E neanche di delfino: a proposito, credo di averne mangiato da bambino–porco di mare, lo chiamavano–perché lo vendevano i pescivendoli e la carne era rosso scuro, ma non era tonno.
Non mi è piaciuto.
Oggi non lo mangerei perché i delfini sono parenti anche quelli.
E i maiali?
I maiali sono solo un poco meno intelligenti dei delfini.
E allora?
E allora interviene la civiltà a tracciare i suoi arbitrari confini culturali.
Il maiale l’abbiamo sempre mangiato.
Certamente si può smettere di mangiarlo, ma non rompetemi i coglioni con la vostra etica da umani urbanizzati e ipocriti che non mangiate porcheddu, ma mangiate prosciutto affettato sottilissimo.
Ipocriti e pezzi di merda!
Avete mai sentito Rita Dalla Chiesa dare dell’incivile a chi mangia prosciutto San Daniele?
In qualunque punto del continuum che va dagli umani ai sassi si decida di tracciare il confine di ciò che è etico mangiare, questo sarà sempre arbitrario.
Non c’è niente di etico nell’essere vegetariani, come dimostrano l’odio per gli umani di Hitler e il razzismo di Rita Dalla Chiesa: ah, adesso, la Rita, dice di amare la “vostra terra”. (http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_sardegna/2015/03/23/dalla_chiesa_prova_a_far_pace_con_i_sardi_amo_la_vostra_terra_ma-6-412466.html)
Ma ti potzu tocai?
Il sistema nervoso di una cozza non è certamente superiore a quello di una lattuga ed entrambe le creature sono vive,
Perché la lattuga si potrebbe mangiare, mentre la cozza no?
E i funghi?
Geneticamente, i funghi sono molto più vicino agli “animali” che alle piante.
E allora come la mettiamo con i funghi?
Insomma, qualsiasi confine si voglia tracciare, questo sarà sempre arbitrario, in quanto culturale.
L’unico confine etico che accetto–in quanto umano–è quello che per produrre carne occorre una grande quantità di alimenti vegetali.
In un mondo in cui la popolazione degli umani continua a crescere e molti di essi ancora sono denutriti, questo mi sembra immorale.
Se fossimo tutti vegetariani, ci sarebbe molto più cibo a disposizione per tutti.
Personalmente, ho scelto di mangiare poca–pochissima–carne e mai proveniente dalla bioindustria.
Poi ho la fortuna di essere sardo e di gustare tutte quelle parti di un animale che non piacciono agli ipocriti alimentari.
Se potessi scegliere, mangerei solo gli “scarti” degli ipocriti: peixeddus, matzamineddus, conchedda, tratalia, fricassada, ecc.
Insomma, sono sardo e fiero della mia inciviltà alimentare, frutto di una millenaria familiarietà con la miseria che potrebbe nuovamente tornarci utile in questo mondo che il neoliberismo sta riportando alla miseria.
La miseria per noi.
E provo una pena profonda per misantropi come Rita Dalla Chiesa, costretti a far finta di amare gli animali solo perché non sono capaci di amare gli umani.
Hitler era vegetariano, eh?
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