Quando faccio la spesa, mi divido tra il discount di una catena nazionale e il supermercato di un’impresa commerciale locale. Il discount è più vicino a casa e, quando ho molta fretta, è la prima scelta, ma preferisco il supermercato quando ho bisogno di un certo tipo di prodotti di qualità che non si trovano ovunque. Cerco di dividere le mie risorse equamente, per farla breve.
L’altro giorno sono andato al discount e mi sono fermato con un certo stupore al reparto frutta e verdura, precisamente davanti ai pomodori. Nel discount, a settecento metri da casa, ho trovato pomodori a grappolo olandesi a 1.79 euro al chilo e pomodori tondi provenienti dalla Polonia a 99 centesimi al chilo. Ho chiesto al personale come fosse possibile preferire verdura che arriva da posti così lontani alle produzioni locali. Riposta semplice semplice: “Costano meno”: Certo, è la logica del discount. Mi fanno ridere i discorsi di chi propone muri altissimi contro l’invasione dei prodotti stranieri, gli stessi che poi esultano e gonfiano il petto quando i nostri, di prodotti, varcano il mare e vengono riconosciuti come eccellenze. E neppure sono tra quelli convinti che quel che facciamo noi sia sempre e comunque migliore di quel che fanno gli altri. Ma è possibile che i pomodori polacchi e olandesi siano di qualità così superiore a quelli prodotti in Sardegna? Io nei mercati di Londra ho trovato i pomodori di Capoterra, ma non mi ricordo di quelli polacchi. E so anche che il nostro camone era un pomodoro molto reputato, tra i più apprezzati delle coltivazioni italiane.
No, è solo che costano meno. E noi non riusciamo a fronteggiarne la concorrenza neppure a casa nostra. Da quel che ho capito, cercando notizie dove potevo, la produzione di pomodori sardi interessa una superficie di 350 ettari, specialmente nell’oristanese e nel Campidano. Lo scorso anno è stata di 300 mila quintali, perlopiù finiti alla Casar di Serramanna – unica industria sarda del settore – per farne pelati e conserve. In dieci anni, la produzione si sarebbe dimezzata e non sarebbe sufficiente neppure a coprire la nostra domanda interna. E benché l’Italia sia il secondo mercato mondiale, dopo la California, in certi espositori sardi arrivano pomodori olandesi e polacchi. Avranno certamente costi più bassi, sarà certamente la politica fredda dei discount, sarà indubbiamente vero che non ha senso la gara ad abbassare i prezzi, giacché qualcuno che vende per meno lo si trova sempre. Ma, mi chiedo: sarà normale trovare pomodori polacchi nei mercati della nostra terra del sole?
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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