Mi domandavo: ma chiunque chieda di poter fare una foto assieme ai poliziotti, magari incontrati per strada, deve essere accontentato? Cioè, è un diritto riconosciuto? I poliziotti debbono attenersi ad un regolamento, oppure è la libertà di coscienza degli agenti che di volta in volta, a seconda dei casi, detta loro l’opportunità o meno di farsi immortalare da un obiettivo assieme a questo o quel politico. Si fanno fotografare con politico in quanto istituzione o perché sposano le idee di quel preciso politico? Certo, i poliziotti sono civili, non militari. Non sono tenuti a far mistero delle loro idee politiche. Ma io in loro spero di vedere impersonato lo Stato che difende la convivenza civile, i valori della Costituzione. Se li vedo impettiti far cordone attorno a Salvini, a dar l’idea di volerne difendere fisicamente la figura, di quei poliziotti mi faccio una certa idea. Per come vedo io il mondo, ben poco coincidente con i valori della Costituzione e del progresso civile. Questione di gusti, per carità. Se io improvvisassi un comizio per strada, col Libretto di Mao stretto nel pugno proiettato verso l’alto, e nell’occasione annunciassi la nascita di un nuovo movimento politico ispirato al marxismo-leninismo, mi sarebbe riconosciuto il diritto ad una foto con i poliziotti inviati per occuparsi del servizio d’ordine? Il segretario del sindacato di polizia se lo farebbe un selfie con me, posto che io non ci terrei a farmelo con lui? In altre parole: siamo tutti uguali di fronte all’agente preposto a difendere la legge o, anche per l’agente, è questione di gusti? Dentro ogni divisa c’è un uomo, mai dimenticarselo. Se per esplicitare le proprie simpatie l’uomo si levasse quella divisa affidatagli dallo Stato, forse sarebbe meglio per tutti. O forse sono io che sto dando troppa importanza ad una semplice fotografia. In fondo, si può condividere il ritratto con una persona solo perché è famosa, solo per sentirsi in qualche modo partecipi della sua grandezza. Anche se si chiama Matteo Salvini.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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