Che la Sardegna ospiti oltre la metà della superficie occupata in Italia da installazioni e attività militari è un dato di fatto. Che gli effetti di questa occupazione abbiano prodotto, negli anni, un dibattito serrato che coinvolge diversi ambiti, da quello economico a quello sanitario, è altrettanto assodato. Non si capisce, quindi, per quale motivo la questione non debba essere affrontata e discussa anche e soprattutto nelle scuole.
Il Liceo scientifico “Lorenzo Mossa” di Olbia è finito nel mirino di un terzetto di senatori per aver organizzato un incontro sulla questione dei poligoni. I tre, Alicata, Gasparri e Floris, tutti di Forza Italia, hanno presentato un’interrogazione definendo “inconcepibile che all’interno di istituti statali vengano diffusi messaggi contro le istituzioni”. Come se conoscere la portata di un problema e accrescere il grado di consapevolezza degli studenti sardi sia un messaggio contro le istituzioni.
Eppure all’incontro del “Mossa” c’era pure un rappresentante delle istituzioni. Il deputato Gian Piero Scanu, infatti, è tuttora presidente della Commissione parlamentare sull’uranio improverito che sta provando, tra mille difficoltà, a stabilire almeno cosa possa essere impiegato nei poligoni e cosa, invece, debba essere bandito, per tutelare la salute di chi vi opera e di chi gravita nelle vicinanze. Proprio Scanu ha rivelato, nell’occasione, di non aver potuto visitare la “zona Delta” del poligono di Teulada perché, a detta del comandante, “anche i gabbiani avrebbero avuto problemi a posarsi su una zona morta per sempre”.
Far morire la terra su cui si cammina è un delitto ignobile che nessun indennizzo potrà mai ripagare. Eppure si continua a giocare sporco, insistendo sul fattore economico, una manciata di posti di lavoro e, soprattutto, l’indotto. Dimenticando che anche l’Icmesa (quella del disastro di Seveso) creava indotto, così come l’Eternit di Casale Monferrato e via elencando. Evidentemente, il tris di senatori forzisti ritiene sia meglio tacere, stroncare sul nascere la possibilità che le nuove generazioni possano, un giorno, abbattere il muro di apatia che tutti noi alimentiamo con il nostro sostanziale disinteresse.
Avrei gradito che un senatore sardo come Emilio Floris occupasse il suo tempo a formulare interrogazioni per chiedere chiarezza sulle bonifiche, sui materiali impiegati, sugli effetti per la salute dell’ecosistema, sulle prospettive future della mia e della sua terra. Invece ha dimostrato di avere più paura delle domande che delle risposte.
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