-Devi fare un libro. -Ma sono poesie per Facebook. -Devi fare un libro. -E così perderò il quotidiano, il giorno della poesia e la poesia del giorno, perderò la poesia per gli amici. -Devi fare un libro. -E allora ognuno potrà leggere le mie poesie quando vorrà. Prende il libro dallo scaffale e ne sceglie una. O un’altra. E magari ne sceglie una di un altro giorno, che non è oggi. Ti immagini, che errore: leggere la poesia di ieri e invece oggi il mondo è un altro. -Devi fare un libro. -Ma capisci che il giorno di oggi non è quello di ieri e non è quello di domani? -Devi fare un libro. -Il giorno di domani, poi… Non parliamo di domani. Anzi, ora possiamo perché questa è solo una macchina del tempo che ti porta a quando queste cose ce le siamo davvero dette. A quando non avevo troppa voglia di parlare di domani. Ma adesso, tanto… -Devi fare un libro. -Ma con quale titolo? Cerca di capire. Tu sei innamorato dei miei demoni, hai già stabilito il titolo. E oggi sono d’accordo. Ma i miei demoni sono oggi, ieri non erano demoni, mi sembra che fossero persone; anzi, pensieri; anzi, mio babbo e mia mamma, forse i miei amici. E domani saranno cose. Chissà. Forse i demoni sono soltanto in Facebook di oggi. -Devi fare un libro. -E dici anche illustrato? -Devi fare un libro. -Però, è un’idea. Ogni poesia un disegno… no… tu dici un “quadro”, una pittura a olio con tanto di cornice. Non spiegarmela, ho capito bene la differenza. -Devi fare un libro. -E sarà un libro. Ma non sarà “I miei demoni”, sarà “Poesie per Facebook”: contraddittorio, inutile, felice come è la vita, quando è bella.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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