Una volta c’erano Don Camillo e Peppone, anime dolcissime di un paese che si divideva su tutto ma non sulle cose fondamentali. Oggi c’è invece una brutta storia da raccontare, di falso perdono e di falsa pietà. Don Michele delle Foglie, prete di Grumo Appula, un paese di 13.000 anime in Puglia, ha deciso che Rocco Sollecito meritava una messa di suffragio e fin qui nulla da dire. Il problema è che il “povero” Sollecito era uomo d’onore ucciso in Canada per una guerra di mafia che imperversa da quelle parti. La messa, a dire il vero, era stata precedentemente vietata dal Questore a Giugno ma il novello Don Camillo non ci stava a farsi dettare l’agenda da chi rappresenta lo Stato italiano e ha rilanciato pubblicando addirittura un manifesto dove ha scritto di sentirsi spiritualmente vicino ai familiari di Rocco Sollecito e soprattutto del figlio Franco venuto in visita nella cittadina e, pertanto, invitava la comunità dei fedeli alla celebrazione della Liturgia in memoria del congiunto. Il Questore la prende male e ordina che la messa sia celebrata alle sei del mattino. Il problema non è lo Stato Italiano ma quello Vaticano che per voce dell’arcivescovo Francesco Caucci tuona: “è uno scandalo”, riferito alla scelta del parroco. Poche cose da aggiungere: la pietà è un sentimento universale e si deve a tutti. Una messa qualcosa di intimo e merita il rispetto. Rocco Sollecito ha diritto alle preghiere di chi intende fargliele o al perdono di chi intende concederglielo. Però ci sono i modi: un prete può celebrare Messa ma non può affiggere un cartello nella cittadina. Sa di avvertimento e di accettazione di alcuni modi che non possono e non devono essere accettati dal Questore e dal popolo italiano. In poche parole: un mafioso è un mafioso. Da morto merita il rispetto che si deve ai morti ma, per favore, con molto silenzio intorno.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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