Mi sono imbattuto, casualmente, su un post apparentemente innocuo in una bacheca di Facebook: come si dice libellula in sardo? Mi ha colpito che ci fossero molti mi piace e, soprattutto, molti commenti. Chi suggeriva “patagarrosa” chi “sifinirrilla”, due nomi davvero antipodi e sinceramente incomprensibili. Qualcuno azzardava “preideddu”. Poi si mischiavano i ricordi: da bambini si chiamava su licotteru, proprio perché la libellula somiglia ad un elicottero ma è, chiaramente, un ricordo di bambini post-moderni. L’elicottero è apparso molto recentemente su questa terra e ai tempi dei giganti e dei nuraghi non sorvolava l’isola. Sono sfociate altre definizioni. La libellula può essere chiamata carabinieri d’abba e anche questa è una definizione moderna; oppure “segapoddighes” che in lingua loguderese significa letteralmente “taglia-dita”; caddu de demoniu e questa definizione è sicuramente molto intrigante ma è contrapposta ad un’altra che definisce la libellula “caddu de Deu” o “caddu de Santu Juanne”, sembra dunque che la libellula, almeno in Sardegna, sia un cavallo piuttosto conteso e, infatti, le definizioni date dagli internauti sono: cabaddu de brusore, cabaddu de pillicche, caddu de abba morta ma anche: conchemazu, mamma de sole, ispadaluchente, parapunta, preireddu de arriu, copira, ciarabeddura, aribatura, cabaddu di frati, zinzuloni di riu. Le ultime sono in lingua gallurese. Nessuno si è espresso su come si chiami la libellula in catalano, tabarchino o maddalenino. La considerazione che mi viene subito in mente è questa: adesso capisco perché gli indipendentisti non riescano mai ad avere un’unica linea politica. Parlano, davvero, lingue diverse. La domanda vera è però un’altra: in poche parole quale termine unico si può utilizzare per dire “libellula” in sardo? La risposta presuppone lunghissimo dibattito e piccole faide. A me sinceramente piacciono tutte le definizioni perché figlie di tante tradizioni e culture che si miscelano mirabilmente. Non so a voi. Poi l’indipendentismo è un’altra cosa. Mettiamola così.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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