Le favole si sa, fanno parte della vita, sono nate probabilmente con gli uomini e servono per far veleggiare i bambini verso mondi onirici, bellissimi e colorati. Le favole si raccontano ai bambini e gli adulti lo dovrebbero sapere. Ritorno (lo ha già fatto il nostro Direttore giusto qualche giorno addietro) sugli insulti alla Presidente della Camera Laura Boldrini che, ricordo, è anche la terza carica dello Stato e merita tutto il rispetto non solo istituzionale, ma anche di tutti i cittadini. Ci sono dei simpaticoni che, utilizziamo la metafora dolce, scrivono delle favole sul Presidente e la gente ci crede. L’ultima, in ordine di tempo, è divenuta virale su Facebook e Twitter ed era una falsa, falsissima dichiarazione di Laura Boldrini. Credo che una persona mediamente “vispa” dovrebbe comprendere che il Presidente della Camera rilascia sempre dichiarazioni “misurate” e “super-partes”. Lo hanno fatto Ingrao, Pertini, Nilde Jotti, persone di grande levatura ma anche grandi polemisti quando vestivano la giacca del proprio partito. Lo hanno fatto in tempi più recenti Irene Pivetti (ed era l’espressione più dura della Lega) Casini e Fini. Quando erano presidenti della Camera hanno mantenuto sempre un comportamento “istituzionale”. Come è abituata a fare anche Laura Boldrini. Mi chiedo e vi chiedo: quanto possiamo essere stupidi a prendere per buona una dichiarazione come questa: Laura Boldrini raggiunta dai cronisti ha dichiarato: “Sono davvero disgustata dal risultato elettorale, una vera delusione. Il popolo italiano sempre più razzista e disfattista, non merita che continuiamo a perdere tempo e risorse per migliorare questo paese. Se questi sono gli italiani da rappresentare io me ne vergogno e quindi abbandono la politica per sempre”. Moltissime persone ci hanno creduto, come i bambini credono alle favole. E l’hanno violentemente insultata. La terza carica dello Stato. La rappresentante di un paese. Del mio paese. Il problema è solo uno: i bambini hanno il sacrosanto diritto di credere alle favole. Ed è per questo che non votano.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
Una modesta proposta (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.708 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design