Siamo un paese costruito in maniera curiosa: non facciamo le cose perché chi ci governa (e quindi chi abbiamo votato per governarci) non è in grado di gestire e pianificare il futuro. Ora, non sono d’accordo o contrario alle olimpiadi a Roma. Non mi sembra questo il punto. Però, quando il presidente del Consiglio Monti disse che la candidatura per Roma 2020 non poteva essere avvallata perché “non ce lo potevamo permettere” diceva una cosa diversa. Non è pensabile che non costruiamo un’autostrada perché c’è l’ombra della camorra o perchè c’è la mafia, non partecipiamo alla corsa per le olimpiadi perché, secondo il sindaco di Roma Virginia Raggi, pur non avendo nulla contro le Olimpiadi e contro lo sport vuole che “Lo sport venga usato come pretesto per una nuova colata di cemento in città.” I cinquestelle dicono “no alle Olimpiadi del mattone. Vengono fatte tante promesse in occasione delle Olimpiadi. Ci ricordiamo bene come sono andati i Mondiali di Nuoto, ci siamo ritrovati con impianti abbandonati”, ha affermato il sindaco di Roma. Qualcosa non torna. I ragazzi dei cinquestelle dovevano cambiare l’Italia, dovevano dimostrare che era possibile riuscire a fare delle cose in maniera trasparente, chiara, senza intrallazzi. Era possibile costruire una nuova fase in questo paese che sarebbe stato aperto come una “lattina di tonno”. Ebbene, la politica del dire no perché così non ci sarà la corruzione ricorda moltissimo la politica dell’attendismo. Per essere giovani e forti questi cinquestelle hanno una politica vecchia. Vecchissima, quasi democristiana.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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