Dunque, mi sembra di aver capito che occorre, quasi obbligatoriamente, schierarsi. Come sempre in questo paese di guelfi e ghibellini. Si deve stare, comunque, da una parte sola. Anche se si rischia di innescare odi e gelosie terribili che ci perseguitano fin da bambini. Ve la ricordate la frase killer al pupo impacciato che doveva comunque rispondere? “Vuoi più bene alla mamma o al papà?” Ci siamo dovuti schierare fin da piccoli. “Ti piacciono di più le polpette o il pollo”? “Stai con il Milan o con la Juve?”. C’erano si le vie di mezzo ma erano pericolosissime. Se rispondevi, per esempio, che tu volevi bene nella stessa maniera alla mamma e al papà passavi per populista, furbo, paraculo; se dicevi che non amavi le polpette e neppure il pollo eri un ragazzino impossibile, egoista, snob. Se poi nel calcio tifavi per il Cagliari eri solo un gretto provinciale. “Siamo questa roba qui”, direbbe Bersani. Certo, siamo questa roba qui: che non si prende mai troppo sul serio quando c’è da discutere di scelte internazionali, di trattati Onu ma è sempre ben schierata quando, invece, bisogna stare da una parte o dall’altra della barricata in cose tipicamente italiane. Non se ne esce. Tutti, in questo paese siamo allenatori di calcio, architetti pronti a ridisegnare le città a misura d’uomo (penso, soprattutto alla nostra misura) tutti piloti di formula uno, tutti scrittori e poeti e tutti preparatissimi sulla Costituzione della nostra Repubblica. Ne abbiamo tutti una copia in casa, come la Bibbia, ma quasi nessuno la legge per davvero. Su questo siamo coerenti: non conosciamo bene né le regole dello Stato né quelle religiose. Ecco perché abbiamo molta difficoltà nell’applicarle. C’è un articolo della Costituzione italiana che recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” E’ l’articolo 21, uno dei più belli e più importanti. Fa parte di quegli articoli immodificabili. Ecco, la stessa costituzione ci da il diritto di pensarla come vogliamo e nel nostro pensiero è contemplata anche la possibilità di non schierarsi per un si o per un no. Dentro la costituzione c’è la nostra libertà. L’insulto, il denigrare gli altri non è previsto né dalla Costituzione e neppure dalla regole minime del vivere comune. Abbiamo il diritto di pensarla in maniera diversa e non per questo essere paragonati a serial killer o scrofe ferite. Fatemi un favore: fermiamoci un attimo. Prendiamo in mano la Costituzione e rileggiamoci, per intero, l’articolo 21. Sarà come ricevere una bella gettata d’acqua fresca in un giorno di sole.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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