Caro Ibrahim, cara Rashida, siete nati in Italia, vi esprimete con disinvoltura in slang cagliaritano o sassarese e sapete cantare Procurad’e moderare meglio di un cinquantenne sardo. Conoscete la storia d’Italia, la sua geografia, sapete di Amsicora e di G.M. Angioy, delle chiudende meglio dei pronipoti di quelli che le terre se le sono chiuse, e vi esprimete in italiano meglio di loro. Tuttavia, se vostro padre è un poveraccio che si è preoccupato di farvi studiare, integrare socialmente, ma non riesce a dimostrare di avere un reddito adeguato, anche perché, il più delle volte, deve lavorare in nero, perché gli italiani perbene che gli offrono il lavoro lo sfruttato come schiavo, lo Stato non vi riconosce la cittadinanza. Sono state fatte battaglie, raccolte più di duecentomila firme, per fare opera di giustizia e civiltà e dopo anni, un parlamento che si regge sul più becero compromesso ha partorito un ddl che è meglio di niente, dicono alcuni, che vi offre la possibilità di diventare italiani, ma solo se la vostra famiglia se lo può permettere. Solo se può dimostrare di avere un reddito superiore a 5.830,63 euro annui, se l’abitazione in cui vivete è idonea e rientra nei parametri minimi previsti dalla legge regionale sull’edilizia residenziale pubblica e risponda ai requisiti igienico-sanitari certificati dalla ASL, se i vostri genitori, non voi due, non sono pericolosi per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato, se i vostri genitori, non voi due, hanno superato il test di conoscenza dell’Italiano, allora vi può essere riconosciuta la cittadinanza italiana. Non è un diritto per tutti, ma per chi ha più soldi. E’ roba per chi è più fortunato, insomma. Se, invece, vostra madre fa la colf o vostro padre si spacca la schiena per 12 ore al giorno, in nero, in un cantiere, la cittadinanza ve la scordate. Rimarrete col marchio di stranieri anche se siete nati qui in Italia, anche se conoscete solo la lingua italiana e non avete mai messo piede nel Paese dei vostri genitori. Il ddl che la politica ha partorito vi dice, più o meno, che voi due potete pure essere campioni di salto in alto o primatisti nella velocità, ma se vostro padre è zoppo il titolo ve lo potete scordare. Cara Rashida, caro Ibrahim, sappiamo che i vostri genitori versano l’Irpef pari a circa 7 miliardi di euro, 9 miliardi di contributi Inps, producono il 12% del PIL nazionale, mantengono in attivo il bilancio demografico e ci salverete dall’estinzione. Soltanto con il vostro essere residenti determinate il numero dei seggi elettorali che si spartiscono i partiti, che però vi negano il diritto di voto. Quello che non avete capito dell’Italia è che per ottenere diritti occorre avere un buon conto in banca…e pazienza se sarà il cammello a passare nella cruna dell’ago.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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