Pino Caruso è stato uomo d’altri tempi. Mai banale, sempre gentile, allegro, uomo da palcoscenico e persona seria, attenta al mestiere, uno che oltre alla gavetta ha amato moltissimo il suo lavoro. Faceva sorridere e non ridere sguaiatamente, faceva riflettere e non pensare intensamente. Te lo trovavi sul piccolo schermo e capivi, da subito, che ti potevi fidare perché era uno che non improvvisava anche se pareva un improvvisatore. Un uomo d’altri tempi. Di quando si perdevano molti giorni per provare un siparietto, un pezzo fresco e simpatico, niente di eccezionale, ma Caruso non sbagliava mai un’entrata, una battuta, un sorriso. Oltre a lavorare molto in televisione è stato un grande attore teatrale, uno che ha interpretato personaggi di Pirandello, soprattutto il protagonista del “berretto a sonagli”. Ha scritto anche dei libri, per lo più bellissimi aforismi, calembour, piccoli racconti ma anche un romanzo. Di quel suo libro, “l’uomo comune”, Indro Montanelli disse: «Pino Caruso, tra ammicchi felpati e improvvisi guizzi d’ intelligenza, distilla il suo io più vero, ossia un’ulteriore maschera teatrale: quella dello scrittore che si compiace di paradossi, veloci calembours intrisi d’ irridente e aerea follia». Secondo Enzo Biagi il libro di Caruso “è un piccolo capolavoro della letteratura italiana del novecento”. Nel 2017 uscì una raccolta di aforismi e piccole storie dal titolo eloquente: “Il senso dell’umorismo è l’espressione più alta della serietà”. Penso sia il titolo più in linea con il personaggio che, da grandissimo umorista, si è sempre preso terribilmente sul serio.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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