C’è il sole che riscalda le coscienze nel catino di Piazza d’Italia. Sassari prova a regalare attimi di speranza al popolo ucraino che dagli scalini del palazzo della Prefettura prova a cantare con passione, dolore, tristezza e forza. C’è voglia di pace e di serenità ed è un messaggio ovvio, anche semplice, semplicissimo. Ci sono giovani che scrutano, meno giovani che ricordano piazze più affollate di questa ai tempi delle lotte operaie, della Sir, degli studenti che chiedevano tante cose. I volti sono scandagliati dai pensieri cupi. Ci sono le bandiere della CGIL, della CISL, quelle con la falce e martello, pochissime del PD. Ci sono parole che non si sentono in una manifestazione quasi spontanea dove il cielo terso regala una goccia di primavera. Sulla sinistra, invece, le famiglie con i coriandoli coloratissimi e molte maschere: Harry Potter, l’uomo ragno, Batman, Colombina e qualche principessa. Mi ha colpito questa divisione di Piazza d’Italia. Quasi ad osservare un mondo diviso: chi spera e chi ha voglia di sorridere. Ed hanno ragione entrambi. Così, in quella piazza coloratissima tra maschere e bandiere ho capito che in quel teatro chiamato mondo la vita scorre come tutti i giorni. Ci sono mille e mille conflitti tutti i giorni, mille e mille ingiustizie, mille e mille soprusi. Non additate quelle famiglie con i coriandoli in mano. Quei bambini che hanno il diritto ad una festa da troppo tempo dimenticata. E’ un attimo: la fotografia di piazza d’Italia è la fotografia del qui ed ora. Abbiamo necessità di sopravvivere. E sorridere.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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