Mi sono convinto che tutto si deciderà in queste settimane. Se cioè i Cinque Stelle ritengano più rischioso consentire a Salvini di diventare il leader di una destra europea verosimilmente preponderante alle elezioni dell’anno prossimo o svincolarsi subito dall’abbraccio mortale per loro e soprattutto per il Paese e provocare una crisi di governo. E’ un dilemma che nasce dalla convinzione che il rigurgito continuo di dichiarazioni del ministro, ormai ridicolo, se non ci fosse da piangere, sia stimolato esclusivamente da bassi ma efficaci calcoli elettorali. Credo che Salvini sappia che bloccare le navi, lanciare avvertimenti a Saviano, ipotizzare una scuola con le telecamere per impedire ai maestri di picchiare i discepoli (spargendo il messaggio che questa è ormai una regola e non una controllabilissima eccezione), esprimere dubbi sull’efficacia dei vaccini sono tutte iniziative di scarsissima efficacia pratica ma di travolgente effetto mediatico in questo momento storico. Che questi messaggi siano pericolosi non è problema che preoccupi gente come lui. Salvini vuole cavalcare un’onda di opinione che non si sa quanto durerà per consolidare il suo potere alle prossime elezioni europee, diventando un vero leader sul piano internazionale, non soggetto magari a leghisti meno chiacchieroni ma più “introdotti” di lui che irrompono durante le riunioni riservate a dire quali sono i desideri di Draghi. E’ chiaro che Salvini vuole potere vero. Ed essendo personaggio non presentabile nei salotti buoni, se lo prende sfruttando una popolarità che potrebbe essere effimera. Se il piano è questo, è terrorizzante che a bloccarlo possa essere in questo momento soltanto la classe politica Cinque Stelle, che non brilla per intelligenza, carica ideale e – abbiamo scoperto – neppure per intuito sui movimenti della pancia della gente, visto che si è lasciata fregare alla grande da Salvini. Comunque soltanto un sussulto di orgoglio da parte loro e da parte di Conte potrebbe rimettere qualcosa in discussione. Qualcosa, non tutto. E non di sicuro. Perché se il Governo cade ora si potrebbe tornare a votare in coincidenza con le elezioni europee, quando Salvini potrebbe ottenere un en plein che per molti anni lo metterebbe istituzionalmente al sicuro da una auspicabile inversione di tendenza politica e culturale a livello mondiale, quando in Europa e in America gli esclusi e i resi poveri dalla finanza capiranno di avere cercato illusoria protezione proprio nei suoi più beceri e spregiudicati rappresentanti.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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