Il caro e vecchio televisore a due soli canali, in bianco e nero, enorme, con sopra il centrino di uncinetto in belle vista era un Philco, quello del pianeta papalla che ha fatto la fortuna di Carosello il cui spot, se volete, lo potete trovare su youtube. Il nostro scaldabagno era un Ariston, quello con la casetta stilizzata e, infine la lavatrice era Indesit. Da noi, il signor Merloni era di casa. Quando sono andato nelle Marche ho visitato Fabriano, patria della famosa carta e anche casa di Vittorio Merloni, uno degli ultimi veri padroni di quel Made in Italy che non c’è più. Da quelle parti le sue fabbriche erano il disegno naturale del paesaggio. Tutto era Ariston e Indesit. Vittorio è morto ieri, all’età di 83 anni, dopo una lunga malattia. Le sue fabbriche (nel tempo, dopo l’Ariston acquisì anche Indesit, Philco, Stinol e Hotpoint) erano quelle dove gli operai assemblavano con le mani i vari elettrodomestici che, a quei tempi, duravano una vita. Il nostro vecchio televisore Philco sostituiva una carcassa Philips dei primi anni sessanta e durò sino all’avvento della televisione a colori, quando a casa si decise per un bellissimo e gigantesco Rex (i ragazzi di oggi penseranno al commissario). Anche le fabbriche erano cosa altra e Merloni rappresentava la faccia dialogante del padronato. Non che fosse tenero, per carità, ma aveva ottime intuizioni, una buona visione delle cose e, soprattutto credeva nella fabbrica e nei suoi operai. Le piccole cose non avevano un grande futuro in un mercato globalizzato. La sua Ariston insieme alla Philco e la Indesit sono state acquisite dalla multinazionale americana Whirlpool. Tutto più veloce di questi tempi. Però nessuno può restituirci il l bellissimo mondo del pianeta papalla. Non c’è più, come Vittorio Merloni e come gli operai che conoscevano e amavano la loro fabbrica.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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