Terza Puntata: eravamo rimasti in sala d’attesa del reparto di Medicina Nucleare, aspettando la PET. Ecco la chiamata. L’esame in sé non è niente di che, per chi soffre di claustro non saprei, il mega cannolo in cui ti infilano non è così lungo, però non mi intendo. In ogni caso la chiacchierata preventiva con gli operatori, potrà essere più illuminante della mia esperienza.
Ti viene chiesto di sdraiarti su un lettino che inizialmente levita e poi scorrerà sempre più verso il cannolo. Gli operatori spariranno tutti ma tu non devi stanarli, devi rimanere feeermo per una ventina di minuti. Quindi come vedete l’esame PET non è così esagerato, venti minuti circa di relax.
Ah Ah Ah! Ingenui. Dovrete rimanere fermi, capito? Del tipo che durante la preparazione la dottoressa mi dice: «Che respirone ha fatto, se respira così mi smuove tutte le immegini della PET» E quello era un respiro normale. Quindi fermi, lo so che durante l’esame vi verrà quel prurito al naso che dal 1980 non si ripresentava. Lo so che avete scelto troppo precipitosamente la posizione quando vi hanno chiesto «Si metta comodo con le braccia così e stia fermo» e che ora sentite che quel braccio a destra potrebbe ciondolare da un momento all’altro. Lo so che andrete in ipersalivazione e ogni volta che deglutirete la testa si muoverà impercettibilmente (impercettibilmente una sega!). Lo so che pensate che uno starnuto potrebbe rovinare tutto, magari se arriva al diciannovesimo minuto, in fase di conclusione. Lo so. Ma dovete stare fermi ugualmente.
Finito l’esame senza starnuti e ciondolamenti, vi riaccompagnano in sala d’attesa e dovrete attendere il nullaòsta per poter andare via e tornare alla calda civiltà. Per tutti i miei compagni d’attesa si è trattato di aspettare quei pochi minuti in cui il radiologo scorreva le immagini per vedere che non fossero viziate da movimenti strani (starnuti o ciondolamenti) e poi via a casa. No! Io ho aspettato un po’ di più e quando è apparsa la radiologa come una madonna, ho capito si trattava invece del demonio. Anziché farmi andare via, mi ha chiamato per “vedere una cosa” e mentre cercava uno stanzino libero, ho rivissuto il momento in cui Samantha di Sex And the City va a ritirare i risultati del test HIV e vedendosi accompagnare in uno stanzino (brutto segno), sviene nel corridoio trascinandosi tutto un carrello di dispositivi medici. Questo video qui Ok io sono rimasta sobria, in pratica voleva vedere che non avessi ferite sotto il seno sinistro, si scoprirà poi che anche un linfonodo della parte interna fosse patologicamente patologico.
Foto scattata in una pizzeria napoletana a Milano
Via, ora può andare. Così finalmente liberi, io e il mio socio di vita ce ne andiamo a passeggiar per la città e alla sera una bella pizza per non pensare a nient’altro. Pizzeria napoletana in centro a Milano, un posto per due s’il vous plaît, prego da questa parte, sedetevi pure al tavolo 28, guardachebellinoc’èancheilsegnaposto
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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