Sarò cretino ma io Zsa Zsa Gabor non sapevo neppure chi fosse. E’ morta a novantanove anni ed è stata una star famosa solo per il fatto di essere famosa, almeno così dicono i bene informati. Una vita spericolata, molti mariti e molti flirt ed alcune frasi che, sinceramente mi hanno colpito: “E’ molto difficile far felice il proprio marito; è più facile far felice il marito di un’altra” che di questi tempi se a dirla fosse un maschietto sarebbe accusato di sessismo senza passare dal via. Ho letto altre frasi di Zsa Zsa Gabor e le trovo davvero originali: “Un uomo con un grosso conto in banca non può essere brutto” dice la nostra diva e qui, chiaramente scatta subito la sindrome di Calimero: non ho mai avuto un grosso conto in banca e non sono bello. Quindi non sono messo benissimo. Però dalla frase è scattato il pensiero legato al concetto di bellezza, gioco che si usava tra noi adolescenti negli anni settanta. Cosa era bello? Sicuramente nell’universo femminile Edwige Fenech era il nostro concetto assoluto di bellezza, così come Carmen Villani, ma le nostre ragazze erano diverse fisicamente. Chi giocava a fare l’intellettuale (ed io ero fra quelli) poteva permettersi soltanto una ragazza pessimista e di sinistra, con gonna e muso lungo. A quei tempi si regalavano libri e non diamanti però nulla si restituiva anche se il peso specifico era diverso. Diceva Zsa Zsa Gabor: “Non ho mai odiato un uomo abbastanza da volergli restituire i suoi diamanti”. Ci ho pensato e sono ritornato alle mie vecchie storie: ho regalato libri che non mi sono stati mai restituiti. Sono felice e tranquillo. La bellezza si misura da pochissime cose e Zsa Zsa Gabor aveva deciso di essere giocosa nelle strade della vita. Non era né pessimista e neppure di sinistra. Io, di mio sono tornato a casa come un deficiente perché, magari, quei libri che ho regalato nessuna delle mie ragazze li ha mai letti. Sono rimasto pessimista e di sinistra. E deficiente.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
I giornali di oggi (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.697 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design